Cronaca e Attualità

Centro Islamico, “strano connubio” tra imprenditoria locale, politica e autorità saudita.

Qualche giorno fa, con un’interrogazione parlamentare trasmessa in diretta televisiva dalla Camera dei deputati, è stato evidenziato che attraverso le associazioni e le onlus di Qatar, Arabia Saudita e Turchia arrivano cospicui finanziamenti per la «creazione di nuovi luoghi di culto, autorizzati e non, per costruire moschee e finanziare l’estensione capillare dell’Islam in Italia».
La notizia irrompe nella vivace discussione sul protocollo d’intesa sottoscritto dai sindaci di Aidone, Piazza Armerina e Valguarnera per edificare nel territorio dei tre comuni una moschea, un centro islamico e numerose altre iniziative collaterali che adesso sembrerebbero rientrare in un disegno più articolato rispetto all’ambito meramente locale, tanto che la querelle sullo «strano connubio» tra autorità saudite, imprenditoria locale e certa politica periferica del territorio riprende vigore e si arricchisce di nuovi particolari. Tra questi, le avance di un gruppo imprenditoriale interessato all’acquisizione del «Centro Sociale Papa Giovanni XXIII» da trasformare in albergo di lusso per ospitarvi «i turisti provenienti dai paesi esteri» attratti dalle attività culturali e religiose del centro islamico e della moschea che verrebbe edificata a Valguarnera.
E le notizie che vieppiù vanno filtrando alimentano nel paese e dintorni tutta una ridda di voci su costruzioni, operazioni commerciali, progetti, lavoro. Quasi a volere creare un humus di consenso che prescinda da ogni altra considerazione socio-politica. Naturalmente il dibattito tra favorevoli e contrari si anima sempre più. Anche il clero, e non solo quello locale, dopo un primo momento di sorpresa ha esternato le proprie perplessità con ponderati articoli di stampa e, in un’occasione con un’omelia dai toni piuttosto espliciti nel delineare sia l’argomento che i protagonisti della vicenda.
Da registrare inoltre gli autorevoli interventi – pubblicati sul nostro sito – della giornalista Laura Silvia Battaglia, ricercatrice sul dialogo islam-cristianesimo, e dello scrittore e storico Enzo Barnabà con i quali, pur valutando con favore gli investimenti privati che suppliscono alla latitanza dello stato nella tutela dei beni storici e culturali, viene posto l’accento sui tentativi di «’riconquista’ dell’area araba mediterranea da parte di un Islam che nulla ha a che vedere con quello tradizionale, storico, e del passato della nostra isola e che, in alcuni casi, non ha interesse per il dialogo culturale e religioso, ma punta invece alla promozione della sua visione del mondo e alla diffusione dell’Islam wahabita».

Salvatore Di Vita