Cultura e Società

Valguarnera si svuota sempre di più, nel 2016 in 145 hanno lasciato il paese. Ecco l’appello di chi è rimasto.

Anche il 2016, l’anno appena conclusosi, ha presentato dei dati demografici negativi per  la popolazione valguarnerese che continua inesorabilmente a diminuire. Un trend negativo in ogni settore, che pone seri interrogativi sul futuro del paese e che dovrebbe aprire un serio e proficuo dibattito il cui scopo finale dovrebbe essere quello di invertire la rotta. Il 2016, rispetto all’anno precedente, si è chiuso con un decremento della popolazione residente di ben 92 unità. Una cifra che fa attestare la popolazione cittadina a quota 7mila 774 abitanti. Nel 2016 sono state più le morti che le nascite con 87 defunti (37 uomini e 50 donne), a fronte di 62 nascite (35 maschi e 27 femmine). E se il bilancio tra morti e nati potrebbe avere giustificazioni attribuibili a trend nazionali che da anni oramai seguono questa curva negativa, desta forte preoccupazione il consuntivo tra nuovi residenti in paese e valguarneresi che hanno fatto la valigia e deciso di lasciare il proprio paese. Il piatto della bilancia tra immigrati ed emigrati, infatti, pende dalla parte di quest’ultimo. Nel 2016 a Valguarnera hanno chiamato residenza 78 persone (40 uomini e 38 donne), mentre sono partiti in 145 (68 uomini e 77 donne). Il paese, quindi, continua a svuotarsi. La mancanza di lavoro pesa come un macigno sulla decisione di lasciare Valguarnera, una cittadina tutto sommato  tranquilla, ma dove trovare una occupazione e pressoché impossibile. La mancanza di alternative alle drastiche chiusure di qualche anno addietro delle aziende tessili, la desertificazione dell’area industriale del Dittaino, una agricoltura (tranne qualche raro caso), non in grado di fare squadra e restare al passo con i tempi, hanno reso Valguarnera l’ennesimo vaso di terracotta tra i vasi di ferro. Unica nota positiva degli ultimi anni è stata l’assunzione di diverse decine di giovani presso l’Outlet Village del Dittaino, ma con retribuzioni e contratti che non consentono di pianificare il futuro. Ma a Valguarnera ci sono anche esempi positivi e gente che, nonostante la crisi, non ha mollato. I dati che certificano lo spopolamento del territorio, li abbiamo mostrati e fatti commentare a quanti hanno deciso di restare a Valguarnera  e  mettersi in gioco quotidianamente. Tra queste persone c’è il giovane Paolo Totò Bellone, che assieme ad un gruppo di coetanei e da qualche tempo anche di uomini e donne non più giovani, in maniera brillante promuove il turismo a Valguarnera. <<Il turismo è senza dubbio- dice Bellone- un volano di sviluppo economico. Dinanzi ai dati demografici e la mancanza di lavoro, non occorre scoraggiarsi e non bisogna mollare>>. Paolo Totò Bellone e la sua associazione gestiscono il museo etno antropologico di Palazzo Prato e la Casa museo Caripa. <<Nel 2016 abbiamo portato a Valguarnera 4 mila turisti. Ci siamo rimboccati le maniche. Abbiamo propagandato il nostro paese e i nostri territori all’Expo di Milano, in Bulgaria e abbiamo anche ricevuto una delegazione dell’Unesco. Non abbiamo pensato al guadagno quotidiano ma ad un investimento sul futuro. I risultati- aggiunge Bellone- si iniziano a vedere con l’arrivo di turisti dai paesi del Nord Europa.  Adesso occorre che le istituzioni comunali agevolino le associazioni locali che si occupano del settore turistico>>. Un altro valguarnerese che non si è perso d’animo è il 46enne Michele Matarazzo che dopo diversi anni di lavoro in un opificio della zona industriale del Dittaino, a 40 anni era rimasto disoccupato. Michele non si è fatto intrappolare dagli ammortizzatori sociali e con moglie e 3 figli, ha lasciato le valige chiuse nell’armadio, decidendo che il suo futuro, così come il suo passato doveva essere Valguarnera. <<Ho ripreso il mestiere di parrucchiere che avevo iniziato da ragazzino, grazie a mio padre e mio fratello, ed ho fatto vari corsi di specializzazione. Che il paese si stia svuotando dal flusso dei clienti >>.  Da qualche mese, Michele Matarazzo ha aperto nel centro storico del paese un salone di parrucchieri, dove ragazzini, uomini e donne, devono prenotare in abbondante anticipo un trattamento di bellezza. Michele ha una sua ricetta contro l’emigrazione e dice: <<I giovani devono avere voglia di combattere e mettersi in gioco quotidianamente. In questa partita giocano un ruolo fondamentale le famiglie che devono insegnare ai figli a sapersi anche accontentare e, se è il caso, puntare solo su se stessi, rispolverando anche i vecchi mestieri>>. Michele Matarazzo, lancia un appello alle istituzioni e dice: <<Uno dei mali è la troppa burocrazia. Ho dovuto attendere ben 8 mesi per potere aprire la mia nuova attività. Chi governa dovrebbe spianare la strada a quanti si mettono in proprio e puntano solo sulle proprie forze>>.

Arcangelo Santamaria