Sanità

Poliambulatorio, quell’immobile che l’Asp non riesce ancora a rendere funzionale…

Vedere quell’immobile così tristemente abbandonato piange il cuore. Ci riferiamo al poliambulatorio “Sebastiano Arena” chiuso supinamente ed immotivatamente la mattina del 18 aprile 2016 dai vertici Asp Enna, così, senza colpo perire. Una ferita al cuore per tutti i cittadini valguarneresi che non potrà essere rimarginata sino a quando la stessa Asp non deciderà di renderlo agibile al pubblico. Vengono in mentre le battaglie politiche degli anni ’80 ed una grandissima manifestazione di protesta affinché il Sebastiano Arena divenisse luogo di cura. Battaglie che poi ebbero il positivo epilogo nel 1985 sotto la Giunta di Salvatore Bonanno che ottenne per l’apertura dell’immobile, il parere positivo dei vertici sanitari dell’epoca. Oggi la chiusura ad opera dell’Asp viene ritenuta ingiusta ed immotivata perché dopo il sopralluogo effettuato dai Nas di Catania e dai Carabinieri di Valguarnera per carenze igieniche- sanitarie, si evinse che gli stessi diedero 180 giorni per riportare l’immobile a norma e non certo ordinato la chiusura. Evidentemente ritennero che in questo lasso di tempo le carenze erano colmabili. Ma l’accusa che è stata sempre fatta e che chi teneva e tiene a Valguarnera le redini del comando non seppe opporsi con il necessario vigore, a quello che molti cittadini ritengono oggi un autentico errore. Solo sterili giustificazioni, polemiche, distinguo e nulla più. Della questione a fine maggio se ne occupò il comitato cittadino di Carlo Garofalo e Pippo Catalfamo, che a seguito di un’assemblea pubblica scrissero al Prefetto di Enna, alle massime istituzioni regionali, alla deputazione provinciale e alla Procura della Repubblica di Enna. Seguirono dopo, da parte dello stesso comitato delle interlocuzioni con i vertici Asp, interlocuzioni che sembra ad oggi, siano rimaste tali. Sappiamo solo che dal giorno della chiusura è passato un anno e nulla per il Sebastiano Arena è cambiato. Solo calvario durato tanti mesi per la cittadinanza, costretta a peregrinare per gli ambulatori provinciali, prima che venissero aperti il 16 settembre scorso, tra moltissime difficoltà e incartamenti burocratici, i locali di proprietà dell’istituto Boccone del Povero. Una sistemazione questa provvisoria, in attesa, si è sempre detto, che venisse ristrutturato almeno il piano terra del Sebastiano Arena. Concetto, ribadito più volte negli ultimi mesi allo stesso comitato cittadino, ma nulla ancora è avvenuto. Il trasferimento all’immobile originario si ritiene per la cittadinanza una necessità ineludibile, visto che i locali del Boccone del Povero per struttura e conformità non hanno di certo i requisiti necessari per essere adibiti a struttura sanitaria. Locali piccoli, angusti e non consoni, con un solo bagno a disposizione del pubblico. Basti vedere per rendersene conto la sala di fisioterapia ove giornalmente accedono decine di utenti. Essa è costituita da un sala un po’ più grande nella quale accedono uomini e donne e i cui lettini sono delimitati da una tenda multicolore e da due paraventi, con tanti cari saluti alla privacy. Requisiti necessari che sin dall’origine invece ha posseduto il Sebastiano Arena, nonostante sia gravata l’usura inevitabile del tempo e senza che su di esso fosse stato speso negli ultimi anni del denaro necessario per renderlo pienamente funzionale. Per rendere agibile quanto meno il piano terra, che potrebbe ospitare tutte le branche specialistiche, visto che è libero del 118 e della Guardia Medica, a quel che risulta, non occorrerebbero grosse somme tali da non consentire il ripristino dei luoghi. Ma esiste ancora la volontà da parte dell’Asp?

Rino Caltagirone