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Da oggi d’obbligo il defibrillatore per le società sportive

A partire da oggi 1 luglio entra in vigore il decreto legge Balduzzi, che impone a società e associazioni sportive dilettantistiche di dotarsi di un defibrillatore semiautomatico. Da oggi, quindi, ogni sodalizio impegnato in attività sportive che richiedono un significativo impegno cardiocircolatorio dovrà dotarsi di questo strumento, un apparecchio che, combinato con il massaggio cardiaco, può salvare la vita ad una persona. Ovviamente il solo defibrillatore non è sufficiente ed occorre che negli impianti sportivi sia presente del personale qualificato e in grado di poterlo utilizzare. I vari rinvii dell’applicazione del decreto Balduzzi, hanno consentito a dirigenti e tecnici delle molteplici associazioni sportive presenti sul territorio, di potere partecipare a corsi formativi. Alcuni di questi corsi di primo soccorso per imparare ad effettuare le manovre salvavita (corsi BLS-D, Basic Life Support and Defibrillation), sono stati a pagamento con cifre assolutamente abbordabili, altri corsi, addirittura sono stati gratuiti come quelli promossi dal Coni di Enna. La legge prevede che è obbligo di ogni società non solo dotarsi di un defibrillatore, ma anche di garantire che la batteria sia sempre in piena efficienza e che le piastre non abbiano superato i termini di scadenza. Ciascuna associazione dovrà nominare un responsabile di questo apparecchio, che risponderà del suo funzionamento in sede civile e penale, ma non è obbligato ad utilizzarlo. Le società possono anche associarsi e gestire questo onere insieme, mettendo per iscritto l’accordo. E’ ovvio che il defibrillatore presente negli impianti sportivi dovrà essere facilmente raggiungibile e prelevato nei momenti di necessità. Ma come si usa un defibrillatore ? In caso di necessità, se ci si trova di fronte ad una persone che potrebbe avere un problema cardiaco, serve avvicinarsi, scuoterlo per vedere se reagisce. In caso contrario si scopre il petto, si applicano le placche e sarà la macchina a verificare se il cuore ha bisogno di una scarica. Sarà ancora la macchina a dire cosa fare: allontanarsi dal paziente e spingere il pulsante. Subito dopo la scarica elettrica sarà ancora il defibrillatore a monitore se il cuore ha ripreso il suo normale battito e a dare indicazioni rianimatorie nell’attesa che arrivi il personale medico. In sostanza la macchina è in grado di mandare il segnale elettrico al cuore per fare in modo che i ventricoli possano pompare bene il sangue nel cuore, invece di fibrillare. Una condizione che porta alla morte o a danni cerebrali gravi se non si interviene velocemente. Ed è la stessa macchina, con batterie che durano 4 anni, a controllare da sola ogni giorno la sua efficienza.  Questo è anche il periodo dei tornei sportivi amatoriali dove scendono in campo partecipanti che non si sono sottoposti a visita (sarebbe saggio farlo sempre), medico sportiva. Il buon senso, oltre alla presenza del defibrillatore, consiglia che durante la disputa delle gare sia presente una ambulanza con defibrillatore a bordo.

Arcangelo Santamaria