Cultura e Società

“HUMAN FLOW”. Regia di Ai Weiwei

Venezia – Per me è già Leone d’Oro! Tutti dovrebbero vedere questo film. Tutti. In qualunque modo la pensiate sulla rivoluzione epocale che stiamo vivendo noi europei: l’enorme e spaventoso flusso migratorio che interessa milioni di disperati.
Il regista cinese Ai Weiwei ha girato per più di un anno in 23 paesi del mondo per vedere dove sono e come vivono milioni di rifugiati. Libano, Gaza, Giordania, Turchia, Iraq, Siria, Myanmar, Kenia….e via dicendo. Ha seguito i passi di migliaia di migranti. È stato con loro, ha vissuto con loro, li ha ascoltati, li ha compatiti, li ha compresi. Vi ricordate di Lesbo? Vi ricordate di Calais? Di Lampedusa? Io gli sono grata per aver girato questo film. Ci ho pensato tutta la notte.
Chi è il rifugiato? Un uomo a cui viene tolta la speranza e la dignità. La cui vita vale meno di quella di un topo.
Sono stata male, mi sono indignata, meravigliata, mi sono vergognata di essere europea.
Ma…trarrete voi le vostre conclusioni. Non voglio influenzarvi.
Tante cose non le sappiamo. Questo docufilm prima di tutto informa. Ci racconta storie che non troviamo sui giornali. Fa indignare e riflettere.
Ma è sopratutto un gran bel film. Fotografia eccezionale, uno sguardo sull’umano che sa essere crudo,ma allo stesso tempo poetico.
Sì, è un film pieno di poesia. Non a caso sono riportate sullo schermo, ogni tanto, frasi di filosofi e soprattutto di poeti di quei posti dimenticati da Dio, o, al contrario, pieni di Lui. Riesce anche a farci sorridere, ogni tanto, Weiwei, come quando ci mostra i giochi e i sorrisi di quei piccoli bambini sfortunati.
Ma impressa nella mia mente è anche quella ragazzina, che vive in un campo in un hangar, nell’aeroporto di Berlino, che avrà al massimo 13 anni e che dice: io vorrei morire, non ho più voglia di vivere.
Questa umanità sofferente mi interroga. Mi chiede. Non c’è differenza fra noi e loro. siamo tutti parte del popolo che vive su questo pianeta, tutti, nessuno escluso, hanno diritto a vivere dignitosamente e a veder crescere i propri figli in pace. Ma la realtà è ben diversa. Questo film mi riguarda, ci riguarda.
È possibile vivere in pace, è possibile che le minoranze siano tutelate? È possibile che tutti gli uomini siano uguali?
È possibile continuare a vedere migliaia di bambini nascere e crescere in posti dove non esiste nulla se non dolore, fame e malattia? Continueremo, noi europei, a mettere la testa sotto la sabbia?
Non lo so. So che questo film ha smosso il mio cuore e sono profondamente grata a Ai Weiwei, che, fra le altre cose, è un uomo molto simpatico, oltre che un grande regista.

Voto: 9
Chi lo deve vedere: tutti.

Giovanna Lombardo

Inviata alla 74^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia