Cronaca e Attualità

“Dicembre, andiamo, è tempo di potare”.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di uno nostro lettore, convinti che le segnalazioni, le denunce e il dibattito costruttivo, possano fare crescere la nostra comunità.

 

Capitozzatura Parafrasando una famosa poesia, si potrebbe dire “Dicembre, andiamo, è tempo di potare”.

Effettivamente, questo è il periodo migliore per dare una sistemata agli alberi che adornano ville pubbliche, strade e piazze del nostro paese, e non solo. Ma in che modo dare questa sistemata?

Ricordo che qualche anno fa c’era stata sul sito una lamentela per come fossero stati tagliati gli eucalipti vicini all’ex scuola agraria.

In questi giorni sono stati tagliati gli alberi della via sant’Elena e di piazza San Giuseppe, e di altri luoghi del paese. Facendo una camminata per questi luoghi, mi sono sentito rabbrividire. Anche quest’anno infatti, non solo a Valguarnera, ma anche a Piazza, Pergusa ed Enna, gli alberi sono stati tagliati secondo la tecnica del capitozzo. Facendo un paragone, è come se ad un essere umano che ha bisogno di una spuntatina ai capelli, il barbiere o parrucchiere che sia tranciasse di netto anche gambe e braccia, già che c’era.

Per chi volesse approfondire i motivi per cui gli alberi non dovrebbero essere mai capitozzati, basta scrivere su Google “Capitozzatura” e spunteranno decine e decine di siti che spiegano come mai la capitozzatura sia una pratica da abolire.

Al di là di tutti i motivi legati alla salute della pianta, personalmente trovo che gli alberi capitozzati siano estremamente brutti da vedere.

A Trieste, il viale XX Settembre è fiancheggiato da bagolari (“millicucchi”) altissimi, ombrosi, e letteralmente attaccati alle case. Mai capitozzati.

In un paesino in provincia di Padova (Piazzola sul Brenta) ci sono due viali, uno costeggiato da magnolie e l’altro da tigli (quest’ultimi, per intenderci sono gli alberi che alla Villa Nuova costeggiano la recinzione). Anche lì gli alberi sono considerati monumenti e le potature che vengono fatte sono sempre di mantenimento, mai di “distruzione”.

A Sondrio, addirittura, i cittadini hanno stampato delle carte da morto per lamentarsi dell’abbattimento di un cedro del Libano (che sono quei “pini” della Villa Vecchia, del cortile di San Giuseppe e quello che c’era nel cortile dei Carabinieri), e hanno addirittura deposto dei fiori sul ceppo rimasto a futura memoria.

Quando anche da noi si potrà passeggiare all’ombra frondosa di alberi rigogliosi che non siano stati ridotti allo scheletro di se stessi?

Antonio Speranza