Cronaca e Attualità

Lo scandalo rifiuti in Sicilia

Qualora ce ne fosse ancora bisogno, a conferma di quanto sosteniamo da anni, pubblichiamo un articolo di Tony Zermo, pubblicato dal quotidiano “La Sicilia” lo scorso 19 gennaio, a proposito della questione rifiuti nella nostra regione. Ovviamente, la nostra provincia non è esente. A voi lettori i collegamenti di fatti e persone e le dovute conclusioni.

Arcangelo Santamaria

Tony Zermo
«In Sicilia il settore dei rifiuti è organizzato per delinquere. E’ la più eclatante manifestazione della legge dell’illegalità, l’illegalità si è fatta norma che permea negli aspetti più minuti e capillari qualsiasi aspetto del ciclo dei rifiuti». E’ la prima «cannonata» d’apertura della relazione (approvata ieri all’unanimità) della commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Gaetano Pecorella.
«Attualmente il ciclo dei rifiuti può essere definito più realisticamente un “non ciclo”, in quanto i rifiuti vengono conferiti in discarica al 93%, mentre la differenziata resta al 7%. Quasi tutte le discariche non sono a norma. Il sistema si pone come obiettivo non già lo smaltimento dei rifiuti, ma il “non smaltimento”. La vicenda del percolato prodotto dalla discarica palermitana di Bellolampo è un esempio lampante di come il rifiuto si trasformi in ricchezza: la criminalità si inserisce in quelle attività collaterali a valle come il trasporto del percolato, la fornitura dei mezzi, la manutenzione. Appare talmente organizzato il disordine organizzativo da far sorgere la fondata convinzione che esso stesso sia intenzionalmente architettato al fine di funzionare come generale giustificazione per l’inefficienza di ciascuna articolazione della macchina burocratica e comunque in modo da far perdere a chi volesse capirci qualcosa il bandolo della matassa. Il ciclo dei rifiuti è un esempio di “disfunzione organizzata”».
Le carenze sul piano gestionale e amministrativo «hanno rappresentato un fertile terreno di infiltrazione criminale emersi a più livelli: attraverso le tipiche attività estorsive, e cioè mediante l’imposizione del “pizzo”, ovvero di assunzioni all’interno delle società che operano nel settore, o ancora attraverso il controllo, diretto o indiretto, delle attività». I risultati delle indagini delle forze dell’ordine e della magistratura sono stati «rilevanti», ma c’è una serie di criticità nel sistema della prevenzione negli appalti di maggiore entità, come è emerso dall’inchiesta sulla gara per la realizzazione di quattro termovalorizzatori, che poi non ha avuto luogo, «lasciando la Sicilia in una condizione di preoccupante arretramento sotto il profilo impiantistico. Tuttavia è certamente meritoria la scelta del governo regionale di presentare alla Procura di Palermo un dossier nel quale sono stati evidenziati gli elementi di distorsione nella procedura per l’aggiudicazione della gara per la costruzione e la gestione dei termovalorizzatori che avrebbe avuto conseguenze disastrose non solo per l’economia del settore, ma soprattutto per i cittadini e l’ambiente».
La situazione risulta ulteriormente aggravata dal pesante deficit finanziario degli Ato, che il governo Lombardo ha recentemente ridotto da 27 a 10. «Il deficit ha superato nel 2010 la cifra di 800 milioni di euro, per il quale non risulta ancora essere stato efficacemente attuato un piano di risanamento. La lievitazione della spesa è dovuta all’aumento dei costi del servizio, alle assunzioni avvenute su basi clientelari e alla mancanza di un’efficace attuazione dei piani di risanamento».
La commissione conclude così: «La strada da seguire è quella della rigorosa applicazione delle norme, del potenziamento del sistema dei controlli, della formazione della polizia giudiziaria specializzata ed attrezzata per questo tipo di indagini, della possibilità per l’autorità giudiziaria di utilizzare tutti gli strumenti investigativi previsti per la ricerca della prova».
Infine la commissione ha dato notizia che sarà presente il 25 gennaio a Palermo a un convegno sui rifiuti «con l’auspicio che la Sicilia, anche alla luce del nostro contributo, possa superare la fase emergenziale in cui versa».
In sostanza, nella situazione dei rifiuti in Sicilia non si salva niente: Ato che non funzionano, anche se sono in fase di liquidazioni con i commissari inviati dalla Regione, debiti abnormi che non hanno ancora copertura, discariche fuori norma, impiantistica praticamente inesistente e soprattutto la puzza di mafia che emana tutto il settore. A questo aggiungiamo che ancora si discute sulla soluzione da dare allo smaltimento dei rifiuti. La Regione saprà trarre tesoro dalle indicazioni della commissione parlamentare sulle infiltrazioni mafiose nel ciclo dei rifiuti, o continuerà con le soluzioni tampone che durano una settimana?