Nelle mani giuste… Le carte delle inchieste sul neoministro dell’Agricoltura.
Francesco Buscemi starà festeggiando a suon di cannoli dopo avere
visto in televisione il suo amico Saverio Romano giurare come ministro
dell’Agricoltura. L’uomo giusto al posto giusto.
Nell’indagine che portò all’arresto di Buscemi per mafia c’è un’
intercettazione del 2001 che spiega la sua felicità. Buscemi era
indagato per i suoi rapporti con il boss del mandamento di Brancaccio,
Giuseppe Guttadauro, e con il braccio destro di Bernardo Provenzano,
Giuseppe Lipari.
Nato nel 1935, legatissimo a Vito Ciancimino, funzionario ai Lavori
pubblici della Provincia, Buscemi sarà condannato in primo grado per il
suo ruolo di ponte tra mafia e politica e si salverà in appello grazie
alla derubricazione dell’accusa di mafia in favoreggiamento semplice,
reato prescritto. Nei mesi precedenti alle elezioni del 2001 Buscemi
andava a trovare il boss Guttadauro, uscito da poco di galera per
concordare le strategie e i candidati. Il 3 maggio del 2001, per
convincere il boss a sostenere Romano ricorda con orgoglio le “pazzie”
di quel “ragazzo grazioso” per lui. Il dialogo merita di essere
riproposto a beneficio di chi ha vistato la nomina di questo 46enne di
Belmonte Mezzagno a capo di un ministero che dovrà gestire nei prossimi
anni 15 miliardi di euro.
FR: Francesco Buscemi.
GU: Giuseppe Guttadauro.
FR: Tu sai che si porta a Bagheria? Si porta alle nazionali Saverio
Romano…
GU: sì
FR: Saverio ti ho detto che per una cosa mia ha fatto pazzie. Perché
lui è presidente dell’I.R.C.A.C. (l’istituto regionale per il credito
cooperativo Ndr)…
GU: lo so…
FR: te l’avevo detto… presidente dell’I.R.C.A.C. ed avevo quella cosa
sia al Banco di Sicilia – Cassa di Risparmio e sia all’ I.R.C.A.C., l’
ultimo periodo all’I.R.C.A.C. Io dovevo pagare per uscirmene da quella
camurria di quella firma che ho messo da Pacego (o simile)…
quarantaduemilioni. Minchia, Saverio mi risulta per una settimana non
ci andò perché gli avevano messo la “cosa” per firmarla … per dire che
non mi davano più il benestare… perché Saverio ci ha fatto levare
qualche trenta milioni, no a me a chi…. ai tre che eravamo. Così. Però
mi disse Franco bisogna pagarli, quelli due pagali …perché passa il
tempo ed io sono nei guai. Chiamò l’avvocato Minì’ (o simile) il Vice
Direttore generale al suo studio e gli ha detto tu domani prende la
lettera sul mio tavolo e te la porti da te e la fai scomparire per otto
giorni ed io a otto giorni non vengo .. vedi che con me si è comportato
molto abilmente …della nostra amicizia.
Ovvio che Buscemi insista con il boss.
FR: infatti ho detto a me stesso ne parlo con Peppino (Guttadauro
Ndr) dico a te è arrivato input per Saverio Romano?
GU: si va be ma non…
FR: e allora ti è arrivato ..no..no…non… basta
GU: non è problema….
FR: te lo detto pure io..
GU: si va…
FR: con me si è comportato bene le cose giuste..
GU: si ma …
FR: e poi è un ragazzo grazioso …sarà eletto
GU: sicuro è eletto.
Il boss aveva ragione. Romano sarà eletto nel collegio di Bagheria e
inizierà l’ascesa che lo porterà al dicastero dell’Agricoltura. Il
ministro proviene dalla stessa nidiata di Cuffaro: la Dc siciliana di
Calogero Mannino. Il pentito Francesco Campanella, giovane consigliere
comunale di Villabate passato alla storia come l’uomo che ha fornito la
carta di indentità a Bernardo Provenzano per il suo viaggio a
Marsiglia, fissa nella memoria un’istantanea: un pranzo romano nel 2001
quando Campanella era a sinistra, nell’Udeur di Mastella, mentre Romano
correva a destra con Cuffaro. “Eravamo in una trattoria a Campo de’
Fiori con Franco Bruno, capo di gabinetto dell’allora onorevole
Marianna Li Calzi, sottosegretario di Stato alla Giustizia e il dottor
Sarno, che era un magistrato, sempre del gabinetto dell’onorevole Li
Calzi. C’era anche mia moglie poi si aggiunsero Saverio Romano e l’
onorevole Cuffaro che erano a Roma per questioni legate alle politiche
del 2001. Franco Bruno, che conosceva perfettamente il mio cattivo
rapporto con l’onorevole Romano, scherzando a tavola disse: “Saverio,
tu sei candidato nel collegio di Bagheria dove c’è anche Villabate, ma
lo sai che Francesco non ti vota, perché voterà per il
centrosinistra?”. Stizzito l’onorevole Romano si alzò e pronunciò una
frase che mi resterà sempre impressa: “No, Francesco mi vota, perché…”,
lo disse in siciliano, “perché siamo della stessa famiglia”. E poi
girato verso di me aggiunse: “Scinni a Villabate e t’informi”. Proprio
con un atteggiamento duro e un riferimento specifico alla famiglia
mafiosa, tanto da lasciare tutte le persone che erano presenti a quel
pranzo senza fiato, senza parole […]….Tornato poi a Villabate
affrontai l’argomento, proprio come lui mi aveva chiesto in quella
battuta, con Mandalà, il quale mi confermò che Saverio Romano era stato
indicato dalla famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno”.
Ma non basta. Nella sentenza di appello che condanna Totò Cuffaro per
favoreggiamento con l’aggravante di mafia, si legge:
…Secondo il Tribunale era pertanto pacificamente emerso che sia
Romano che Cuffaro erano stati informati in modo palese e chiaro dal
Campanella che la candidatura di Acanto era voluta dal gruppo di
Villabate facente capo ad Antonino Mandalà (poi condannato in primo
grado per mafia, ndr) cosa che i due avevano comunque accolto di buon
grado; Il pm Antonino Di Matteo ha chiesto l’archiviazione per Romano
con questa motivazione poco onorevole: “le dichiarazioni di Campanella
sono parzialmente riscontrate con riferimento a significativi episodi
denotanti la contiguità dell’indagato al sistema mafioso”. Le
dichiarazioni del pentito invece “non hanno trovato adeguato riscontro
nella parte in cui si riferivano a condotte poste in essere da Romano
concretamente per favorire gli interessi della mafia”. Per il concorso
esterno è necessario un contributo concreto a Cosa Nostra, non solo la
contiguità. Quella però dovrebbe bastare per non essere scelti come
ministri.
(Tratto da Il Fatto Quotidiano del 25 marzo 2011)