Scuola e Università

Progetto sulla legalità al “Magno”

Ignazio_Cutrò “Il senatore Lumia ha detto che Ignazio Cutrò avrebbe ripreso presto a lavorare. Lo sto aspettando con ansia: da troppo tempo i miei mezzi sono fermi”. Lo ha detto proprio Cutrò, imprenditore vittima del racket che vive a Bivona, nell’Agrigentino, sabato mattina all’Istituto tecnico commerciale “Magno”, dove ha tenuto una lezione di legalità assieme al cronista Josè Trovato. Il presidente dell’associazione Libere Terre, dopo aver fatto finire in cella decine di mafiosi, da mesi non riesce a lavorare, perché i privati hanno paura a rivolgersi a lui e il fermo prolungato dei suoi mezzi lo ha escluso anche dal partecipare agli appalti pubblici. La lezione rientra in un progetto dell’istituto del dirigente scolastico Elvio Avanzato, alla presenza dell’assessore alla Pubblica istruzione Graziella Oliveri. “Dal ’98 ho subito oltre venti attentati – ha raccontato Cutrò – ma ho deciso che non me ne andrò via da Bivona, la mia città, assieme alla mia famiglia, anche se so bene che è la prima volta che un testimone di giustizia chiede di continuare a vivere nella sua terra”. Cutrò ha raccontato i soprusi con cui lotta ogni giorno, dalle vessazioni della criminalità alle storture della legislazione vigente. Prima di lui ha parlato Trovato, cronista “vigilato” dalle forze dell’ordine per le minacce di morte che ha ricevuto dal carcere di Caltanissetta: “La mia unica paura è che entro un paio d’anni possano lasciare il carcere almeno due pericolosissimi boss dell’Ennese, per i meccanismi contorti delle leggi e della giustizia – ha detto – mentre è in corso più che mai la caccia grossa al giornalista, alimentata da certa politica a uso e consumo della criminalità e dei mafiosi deficienti che abbiamo dalle nostre parti”.

Arcangelo Santamaria