Politica

Malumore in maggioranza

leanza1Le dimissioni di Giuseppe Speranza da capogruppo della lista di maggioranza e quelle dei presidenti della 2^ e 3^ commissione Sirio Di Blasi e Giuseppe Interlicchia dello stesso schieramento (per “chiarimenti interni” –hanno detto), pongono diversi interrogativi. E’ solo malessere passeggero o un disagio più profondo? Sono solo piccole invidie o dualismi sterili e stucchevoli tra gruppi di consiglieri o c’è qualcosa che non va all’interno della coalizione che fa capo al sindaco Leanza? Per quanto riguarda i giovani consiglieri si possano sì addebitare scarsa esperienza e mania di protagonismo, però è necessario porre attenzione ad alcune considerazioni che loro stessi a malavoglia fanno sull’operato del sindaco in merito alle “sue scelte personalistiche” e per non essere riuscito ad ottemperare sin’ora, a quanto promesso in campagna elettorale. Sicuramente certi mal di pancia non vengono mai da soli se non alimentati da cibi pesanti e avariati. L’accusa che si sente muovere più sovente al sindaco da parte loro, è quella di volere fare a tutti i costi da solo. Decisioni di una certa importanza sarebbero prese senza che vengano interpellati i rappresentanti istituzionali della maggioranza come nel caso della nomina dell’ultimo assessore Eleonora Draià. Persona tra l’altro distinta e preparata ma che ha creato malumori per com’è venuta. La legge, è vero, attribuisce al sindaco tale potere, ma la prassi comune vuole che scelte importanti vengono concertate per spirito di sana collegialità, con i partners. “Questioni di metodo e non di merito- hanno osservano personaggi della sua stessa maggioranza- avremmo voluto quanto meno essere informati, invece nulla di tutto ciò, il sindaco è solito fare scelte personalistiche”. I malumori vertono pure sullo svolgimento del programma elettorale che non sarebbe in linea con quanto promesso e con le attese della collettività. E’ vero che le risorse finanziarie sono al lumicino, ma certi provvedimenti a “costo zero”come quelli ad esempio riguardanti una maggiore disciplina nella viabilità, sarebbero dovuti essere più incisivi. Non è poi pretendere troppo. Disattesi sarebbero stati inoltre alcuni punti del programma dichiarato in campagna elettorale, come quell’idea che il suo movimento doveva avere la struttura di un partito, per seguirne le regole e per condividerne le decisioni o come quei “gruppi di studio” per ogni settore della vita pubblica da istituire, che avrebbero dato smalto e incisività alle varie attività. Tutto sembra invece ad oggi, essersi disciolto come neve al sole.

Rino Caltagirone