Scuola e Università

Piera Aiello, testimone di giustizia, all’ITCG di Piazza Armerina

i ragazzi presenti in auditoriumDiciannove anni sotto protezione per aver deposto contro la mafia in un processo avviato da Paolo Borsellino. Diciannove anni d’inferno, di angoscia, di speranza, per vedere fiorire un mondo migliore. Ma le prospettive oggi con gli esempi che arrivano non sono delle migliori. Piera Aiello, cognata di Rita Atria, la ragazzina di 17 anni di Partanna, suicidatasi qualche settimana dopo l’uccisione di Borsellino, è ancora oggi una testimone della giustizia italiana che crede ciecamente in un mondo impregnato di giustizia, legalità e non di abusi e soprusi. La sue speranze sono riposte soprattutto nelle nuove generazioni, nei giovani. Sceglie per parlare con loro, dopo i ripetuti inviti attraverso facebook dalla studentessa Marica Cianciolo e di alcuni suoi compagni, la platea degli studenti dell’Istituto Tecnico commerciale “L. Da Vinci”, nell’ambito di un progetto realizzato dalla 3^ A programmatori, sotto la regia dell’insegnante di diritto Concetta Marotta e del dirigente scolastico Lucia Giunta. Numerose le autorità presenti civili e militari. Piera che arriva sotto scorta, parla con gli studenti a ruota libera, senza veli, implorandoli ad avere come ideale la giustizia, la legalità e il rispetto per gli altri. Ed è appunto sul concetto di legalità che si intrecciano decine di domande all’illustre ospite, che vive ancora sotto protezione in una località segreta, una vita normale apparentemente, intrecciata di amicizie, ma con un’altra identità, con altro nome e con tante difficoltà. Piera Aiello che oggi ha 45 anni, è una testimone di giustizia “non una pentita di mafia” tiene a precisare. Una donna che nel 1991 si rivolse spontaneamente ai magistrati per raccontare quello di cui era a conoscenza, consentendo l’arresto di decine di mafiosi e l’apertura di inchieste fra mafia e politica nella zona di Partanna, in provincia di Trapani. Nell’’85 sposa Nicola Atria, figlio del boss mafioso Vito Atria. Nove giorni dopo il matrimonio venne ucciso il suocero e il 24 giugno del ’91 nel suo ristorante ed in sua presenza viene ucciso il marito. Davanti ai ragazzi racconta le sue vicissitudini: da quando è entrata nel programma di protezione ad oggi: “una situazione paradossale -racconta Piera – vent’anni fa si faceva ancora confusione a distinguere un testimone da un collaboratore di giustizia.” Si è trovata a dover gestire da sola molti aspetti della sua vita sotto protezione fra cui quelli di non avere identità sia fiscale che sanitaria.“ Ho potuto iscrivere mia figlia a scuola grazie al coraggio di una preside che ha capito il mio dramma , non potevo farla frequentare col suo vero cognome, solo dopo qualche mese hanno potuto avere una diversa identità. All’inizio –continua- per vivere mi davano uno stipendio di un milione e 200 mila lire al mese per portare avanti la mia famiglia. Dovevo pagare l’affitto, mangiare e mandare i figli a scuola. Una somma irrisoria che ho arrotondato andando in modo fiero a fare la contadina, a raccogliere patate e quant’altro, ma ero felice perché era frutto dei miei sudori. Ma ancora oggi la vita di Piera è sempre la stessa, vive in una località segreta con le sue figlie, con un’altra identità con la paura di essere scoperta. “ La Aiello si sofferma poi sul mondo politico di oggi, “un mondo di cartapesta di ipocrisie e pieno di farabutti –afferma-. Non sono questi- ha detto ai ragazzi- le persone da imitare, gente che approfitta del dolore e delle difficoltà della povera gente per arricchirsi, notabili che si riempiono di lingotti d’oro e diamanti facendosi beffe delle difficoltà altrui. La mafia- ha detto- è negli atteggiamenti, nel modo di pensare e di agire e vi posso assicurare che nel nord Italia questi atteggiamenti sono più frequenti rispetto alla Sicilia e al meridione.” Il 26 luglio a Partanna sarà commemorato il 20° anno della morte di sua cognata Rita, una ragazza che adorava. Quel giorno arriveranno studenti da tutta Italia. Piera invita anche i ragazzi del “Da Vinci” e afferma: “Io quel giorno vorrei esserci, spero che mi diano il permesso, magari avvolta in un giubbotto antiproiettile, so che non sarà facile, ma farò di tutto per esserci.” La domanda ricorrente dei ragazzi è stata se si fosse pentita di quello che ha fatto: “No, ha detto a chiare lettere, se tornassi indietro rifarei tutto” e un’altra ancora se avesse paura. Piera Aiello la donna coraggiosa che ha messo in ginocchio interi clan mafiosi, ha risposto con le parole di Paolo Borsellino : “E’ normale che esiste la paura in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.”

Rino Caltagirone