Cultura e Società

Un folto pubblico ha assistito al convegno antimafia organizzato da Rifondazione Comunista

Valguarnera tavola rotomda su Pio La Torre foto

Si è svolta domenica scorsa presso la sala di rappresentanza della Chiesa di S. Giuseppe, una tavola rotonda, organizzata da Rifondazione Comunista, dal titolo “Pio La Torre (1982-2012): Sicilia e antimafia trent’anni dopo”. L’importante iniziativa ha ripercorso le tappe dello sviluppo del fenomeno mafioso negli ultimi trent’anni a partire dalla straordinaria figura di Pio La Torre, dirigente siciliano del PCI, ucciso da Cosa Nostra assieme al suo autista, Rosario Di Salvo, il 30 aprile 1982. Grande partecipazione di pubblico e oratori di primo piano hanno dato lustro alla serata. Tra questi Giovanni Impastato, fratello del giovane militante comunista di Cinisi, fatto esplodere sulle rotaie il 9 maggio 1978: “il più grande insegnamento di Peppino è stato quello della parola –ha affermato- Parlare di mafia è ciò che più fa male alla mafia stessa, perché comporta una presa di coscienza di un fenomeno che, se può essere discusso, può a maggior ragione essere combattuto e sconfitto”. Giuseppe Strazzulla, coordinatore provinciale di “Libera” di Catania, si è concentrato sugli effetti della legge “Rognoni-La Torre”: “in quella legge – ha sostenuto Strazzulla – sta tutta la genialità del pensiero di Pio La Torre il quale comprese come per combattere efficacemente la mafia doveva prosciugarsi il suo patrimonio, la sua ricchezza.”. Sulla stessa lunghezza d’onda il contributo dell’on. Luca Cangemi. “La Torre – ha affermato – ebbe una intuizione straordinaria: quella che la lotta per la pace e la lotta alla mafia dovevano ricongiungersi in un grande movimento di massa perché gli interessi dei signori della guerra e dei mafiosi coincidevano”. Significativo è stato l’intervento di Josè Trovato del Giornale di Sicilia che ha parlato di mafia provinciale citando per nome i boss: “A Enna la mafia esiste ed è anche molto forte- ha detto- Lo testimoniano gli ultimi recenti fatti legati al boss Emmanuello ed alle minacce di morte al Vescovo Pennisi. “Enna – ha asserito- rappresenta per Cosa Nostra un terreno di sperimentazione. Qui si verificano le possibilità di guadagno date da nuovi settori dell’economia. La mafia ennese si è adeguata benissimo ai tempi e gestisce e controlla ampiamente i traffici che nel nostro territorio si realizzano”. Il Comune di Valguarnera, coinvolto nell’iniziativa, è stato rappresentato dal giovane assessore Eleonora Draià, la quale ha riferito che in città vi sono diverse aree confiscate ai mafiosi ed ha illustrato i progetti dell’assessorato alla Cultura per rivalutarle attraverso un riutilizzo pubblico.” Calogero Laneri, segretario del circolo del PRC di Valguarnera: “Guardiamo con interesse ai progetti dell’assessore e di tutta la Giunta comunale. Negli ultimi tempi, oltre alla questione dell’uso pubblico dei beni mafiosi, abbiamo anche iniziato a discutere di toponomastica cittadina e nelle prossime settimane appronteremo un progetto di riqualificazione di alcune aree della città.”

Rino Caltagirone