Cultura e Società

Girolamo Valenti. Valguarnera.com chiede formalmente l’intitolazione di una strada.

Girolamo ValentiI membri dell’associazione “Valguarnera.com”, con il presidente, Sebastiano Giarrizzo, hanno inoltrato formale richiesta al sindaco di Valguarnera, Sebo Leanza, affinché sia intitolata una strada del paese a Girolamo Valenti. La proposta è avvallata anche dalla dottoressa Chiara Mazzucchelli, docente di lingua e letteratura italiana all’University of Central Florida di Orlando, dal professore e scrittore, Enzo Barnabà e dal professore, Battiato. Chi sia stato Girolamo Valenti, Sebastiano Giarrizzo lo spiega nella richiesta indirizzata al sindaco, Leanza, scrivendo: <<Non c’è dubbio che Girolamo Valenti sia, assieme a Francesco Lanza, il valguarnerese che più degli altri ha dato un positivo contributo al proprio tempo. Basti pensare che negli archivi del New York Times il suo nome ricorre una sessantina di volte, che fu annoverato tra “gli intellettuali di grande valore della colonia italo americana” (O. Fallaci) e che la sua orazione fu pronunciata da Norman Thomas, candidato alla Presidenza degli USA, che lo definì “una roccia”. Girolamo Valenti, figlio di Gaetano e di Maria Arena, nacque a Valguarnera il 16 aprile 1892 da una famiglia benestante. Dopo avere fre­quentato il liceo a Catania, dove diresse un foglio studentesco, trovò lavoro presso le poste cittadine. I suoi ideali socialisti che andavano manifestandosi furono ispirati dai dirigenti dei Fasci siciliani. Emigrato negli Stati Uniti nel 1911, Valenti iniziò la carriera giornalistica, che lo avrebbe assorbito per tutta la vita, pubblicando il settimanale italiano La Domenica a Rochester, allineandosi rapidamente con l’ala socialdemocratica del movimento ita­lo-americano, la Federazione socialista italiana del Partito socialista di America. Valenti divenne uno degli animatori della FSI, come segretario na­zionale, nei consigli nazionali e come direttore dei suoi organi di stam­pa in numerose occasioni. Il talento di oratore, di scrittore e di orga­nizzatore ne fece uno dei più efficienti propagandisti socialisti fra gli emigrati italiani. Nel 1917 successe a V. Buttis nella direzione della Parola proletaria (poi La Fiaccola, Avanti! e La Parola del popolo), carica che tenne con una sola interruzione fino al 1923; contemporaneamente curò la pubblicazione del Minatore per i socialisti italiani in Illi­nois, Indiana e Wisconsin e della Lotta per lo Stato di New York. In quegli anni Valenti fu in contatto con compagni in Italia come G.M. Serrati, collaborando all’Avanti! e ad altri periodici. Fu anche impegnato nelle iniziative di organizzazione del lavoro fra gli emigranti italiani: durante sciopero dei lavoratori dell’industria dell’abbigliamento nel 1916 si adoperò come funzionario della Amalgamated Clothing Workers of Ame­rica; in altre occasioni collaborò all’organizzazione del personale fem­minile dei settori dell’abbigliamento, dei calzaturifici e dell’edilizia. Nel 1920-1921, Valenti fu organizzatore della Camera italiana del lavoro di New York e collaboratore del suo organo, Il Veltro Nel 1925 fu uno dei 23 italiani inclusi nell’American Labor Who’s Who; grazie ai suoi viaggi propagandistici per conto della FSI e dei sindacati, Valenti divenne una figura molto conosciuta nelle Little Italies dei bacini minerari e dei centri agricoli d’America. Valenti fu ben presto naturalizzato americano e si impegnò nella propaganda elettorale per conto di candidati socialisti e progressisti come Eugene V. Debs e Norman Thomas; le sue inclinazioni riformiste si espressero nell’appoggio a F.D. Roosevelt negli anni trenta e quaranta. L’ascesa al potere di Mussolini dette a Valenti un nuovo obiettivo, che lo impegnò per tutto il resto della vita: la lotta contro il fascismo, che divenne la sua passione predominante. Fra gli antifascisti italiani nessuno eguagliò Valenti in Ameri­ca. Dal 1926 aveva ottenuto dal console generale italiano a New York la gratifica di «uno dei più violenti e accaniti propagandisti antifascisti». Valenti comunque si oppose anche duramente al partito comunista. Perciò quando nel 1926 i comunisti sembrarono sul punto di ottenere il controllo della Anti-Fascist Alliance in North America, Valenti guidò la secessione socialista dell’AFANA, che dette origine alla Anti-Fascist Federation for the Freedom in Italy. Nel 1928 V. divenne il capo redattore prima e il direttore poi del Nuovo mondo, il quotidiano anti­fascista che ebbe l’appoggio dei sindacati progressisti. Per vent’anni Valenti fu in prima linea nei comitati antifascisti, nei raduni e nelle dimostrazioni combutta con il console fascista che pensa bene di offrire a Mussolini la testa del carismatico leader italoamericano. Nel corso della guerra Valenti fu consulente della sezione italiana dell’Office of Strategie Service (OSS); Earl Brennan, capo del Secret Intelligence per l’Italia, elogiò in seguito Valenti per il contributo fornito disinteressatamente in particolare nel reclutamento degli agenti per le operazioni dell’OSS in Italia. Con la sconfitta del fascismo lotta che aveva assorbito le energie di Valenti per vent’anni giunse al termine: nel 1946 iniziò una nuova professione come programmatore alla radio ed in seguito come direttore dei programmi italiani per le stazioni radio di New Haven, New Britain, New York e Filadelfia. Commentatore per gli affari italiani, fece frequenti viaggi in Italia, in particolare nelle scadenze elettorali, contemporaneamente collaborando al­la stampa italo-americana ed in particolare al Divagando di New York. Durante la guerra fredda Valenti prese una dura posizione contro il comunismo italiano: scrivendo a P. Nenni nel 1944 lo mise in guardia che il PSI non avrebbe dovuto permettere che la propria autonomia venisse sabotata dai legami con un PCI dipendente dalla Russia. Il circolo Matteotti da lui costituito si dedicò alla denuncia della propa­ganda fascista e comunista fra gli italo-americani; rientrato negli USA nel 1957 con un fatale mal di cuore, Valenti dedicò gli ultimi mesi di vita alla scrittura di un libello, in cui si attaccava Il Progresso italo-amer­cano come «cinghia di trasmissione della propaganda antisemita, ant­isindacale, antidemocratica e antiamericana ».

Arcangelo Santamaria