Oggi la vertenza dell’Ipra approda in Provincia
Vigilia di Natale carica di attese e speranze per i 67 operai dell’Ipra, la cui vertenza, questa mattina approda all’Ufficio provinciale del Lavoro di Enna. Al tavolo della trattativa siederanno Cgil, Cisl e Uil, in rappresentanza della maestranze e il dottore, Salvatore Cimino nelle vesti di liquidatore dell’azienda farmaceutica del Dittaino che da 2 anni e mezzo ha chiuso i battenti per mancanza di commesse. In questi 2 anni e mezzo i 67 operai sono stati in cassa integrazione, ma qualche settimana addietro il liquidatore dell’azienda aveva annunciato loro che dall’1 gennaio 2013, visto che si sono esaurite le ore di cassa integrazione, saranno posti in mobilità. Dopo questa drammatica notizia, le maestranze, dopo 2 anni e mezzo di silenzio e di speranza, hanno deciso di dare battaglia, al punto di presidiare per alcune ore l’ingresso tristemente chiuso dell’Ipra, che sorge nella zona industriale del Dittaino. L’appello lanciato alle istituzioni ha sortito un incero con Cgil, Cisl e Uil ed uno con il neo vice presidente dell’Assemblea regionale siciliana, il grillino, Antonio Venturino. In questo lasso di tempo a dire la sua è stato anche la proprietà aziendale con l’ingegnere Melchiorre Russo il quale ha reso noto il fatto che in questi 2 anni e mezzo di chiusura, l’Ipra ha tentato di vendere lo stabilimento del Dittaino, a qualche industria farmaceutica del nord Italia. Ma le trattative avviate, secondo l’ingegnere Russo, si sono arenate a causa della congiuntura economica globale. Per Melchiorre Russo, l’Ipra è ancora una azienda appetibile con macchinari all’avanguardia e un personale altamente qualificato. Per 20 anni questa industria farmaceutica è stata il fiore all’occhiello della zona industriale del Dittaino, arrivando ad avere sino a 100 dipendenti, provenienti da diversi paesi della provincia di Enna. La sua definitiva chiusura sarebbe una ulteriore mazzata per l’asfittico mondo occupazionale del territorio ennese. La zona industriale del Dittaino, non può più chiamarsi tale, visto che no sono di più le aziende che hanno chiuso i battenti che quelle in attività. Le poche ancora rimaste, sono perlopiù imprese artigiane e livelli occupazionali, quindi, si sono drasticamente ridotti. Questa mattina i 67 operai e operaie dell’Ipra, dovrebbero sapere quale sarà il loro futuro, al momento denso di nubi minacciose.
Arcangelo Santamaria