Lavoro

La Giudice S.p.a. mette in ferie i dipendenti. Timore per la chiusura definitiva dell’azienda

I proprietari della Giudice

Si addensano nubi minacciose sul futuro della Giudice Confezioni, l’opificio tessile valguarnerese che dal 1966 produce abiti per uomo e che attualmente tra diretti e indotto, in paese dà lavoro a circa 130 persone. Ad uscire allo scoperto per fare suonare la campanella d’allarme, preoccupati per quanto sta avvenendo, sono gli stessi lavoratori della Giudice, che da diversi mesi lavorano con discontinuità, secondo i tempi dettati dalle esigenze delle linee di produzione che, secondo gli operai, si sono svuotate. E sembra proprio la mancanza di commesse la principale preoccupazione dei lavoratori che temono un piano di dismissione e la conseguente perdita del posto di lavoro. Per tale ragione le maestranze si sono rivolte ai sindacati, Cgil, Cisl e Uil, affinché si apra un tavolo di trattative con la proprietà aziendale. Un tavolo che faccia chiarezza su quanto sta avvenendo e consenta di tracciare linee di programma che possano condurre, qualora siano necessari, all’attivazione degli ammortizzatori sociali, prima fra questi, la cassa integrazione per un periodo di 13 settimane. La Giudice Confezioni dal 1966 produce abiti per uomo e da 45 anni, con i fratelli Scribano-Zuccalà, per Valguarnera ha rappresentato la principale fonte di reddito per centinaia di persone. La strada tracciata negli anni 60’ dalla Giudice, fu poi seguita da altri imprenditori, che aprirono altri opifici, e resero Valguarnera, uno dei più grossi poli tessili dell’Italia meridionale. Nell’ultimo quindicennio, però, le chiusure di Isca, Dalcos e Habitus, hanno causato la perdita di circa 300 posti di lavoro. Una emorragia che ha impoverito Valguarnera e che sta svuotando sempre più il paese, a causa di una ondata migratoria che ha coinvolto intere famiglie in cerca di sostentamento. La Giudice, quindi, rappresenta l’ultimo baluardo.

Arcangelo Santamaria