Cronaca e Attualità

Tenta il suicidio dalla Rocca di Cerere. 16enne salvata dalla Polizia

rocca di cerere 

Sono stati momenti concitati, vissuti tra il timore che quanto preannunciato potesse verificarsi e la freddezza e determinazione che impone un intervento di Polizia. È con questo stato d’animo che nella tarda mattina di sabato 4 maggio, una pattuglia della Squadra Mobile composta da un Ispettore Capo di comprovata esperienza ed un Assistente Capo che affianca il primo da anni viene inviata dal Capo dell’Ufficio alla Rocca di Cerere. Era, infatti, giunta pochi istanti prima una telefonata in Questura nella quale la responsabile di una comunità per minori segnalava che un’ospite della struttura si era allontanata volontariamente con l’intenzione di togliersi la vita gettandosi dalla rocca. L’operatore che riceve la telefonata da immediatamente l’allerta sia alla Sala Operativa per l’invio della Volante di Zona che alla Squadra Mobile, presso la quale la giovane era conosciuta per un precedente allontanamento. La chiamata di soccorso era molto accorata; quanto segnalato appariva fondato e si temeva per la vita della giovane. Immediatamente la pattuglia della Squadra Mobile, senza l’utilizzo di sirena o di sistemi di segnalazione, si portava alla Rocca; una volta sul posto, l’equipaggio si dirigeva immediatamente verso la scala che immette alla sommità del precipizio, notando uno zainetto blu apparentemente abbandonato. Resisi conto che effettivamente sul posto potesse trovarsi la giovane, gli operatori raggiungevano la sommità del sito, ove notavano una ragazza seduta oltre l’inferriata di protezione, protesa in avanti verso il vuoto. Bisognava intervenire velocemente e senza farsi sentire, per evitare che potesse, alla vista di qualcuno, gettarsi giù; gli operatori, raccordandosi tra di loro con cenni d’intesa, favoriti dal rumore del forte vento che copriva il loro incedere, repentinamente si avvicinavano alla ragazza e, giunti alle sue spalle, con un simultaneo gesto, incuranti del pericolo di cadere nel sottostante precipizio, alto svariate centinaia di metri, l’afferravano per le braccia e, malgrado questa opponesse resistenza, di forza, la sollevavano facendole scavalcare la ringhiera di protezione; quindi, riuscivano a portarla in sicurezza, nonostante continuasse ad urlare. Passati i primi attimi di tensione, la minore veniva rassicurata e riportata alla calma, tanto che si lasciava andare in un pianto liberatorio, riferendo di volere morire per problemi riferibili alla sua sfera personale. La ragazza, una volta rasserenatasi, veniva riaffidata alle cure dei responsabili della comunità.

(Fonte: Questura di Enna)