Cultura e Società

Carlo Santo Gitto, diplomatico sudamericano di origini carrapipane, visita i luoghi dove visse suo padre prima di emigrare.

Gitto

Valguarnera – Il ministro d’ambasciata dell’Uruguay in Argentina, Carlo Santo Gitto, è un carrapipano. E lui ci tiene a precisarlo con orgoglio. Esordisce più o meno così il diplomatico sudamericano durante la sua visita di cortesia al sindaco di Valguarnera, Sebo Leanza, a cui ha richiesto un incontro con una e-mail del maggio scorso. L’occasione, per Gitto e la sua gentile consorte Maria, è quella di un breve soggiorno in Europa, con una tappa nel paese da cui suo padre Vincenzo emigrò nel 1950 conservandone per tutta la vita uno struggente ricordo. Due soli i rientri a Valguarnera del signor Vincenzo: nel 1970 accompagnato proprio dal figlio -allora undicenne, come ricorda lui stesso- che ha modo di fare la prima comunione nella chiesa di San Francesco e la cresima a Piazza Armerina con il vescovo Catarella; e nel 1982 per vedere un’ultima volta l’anziana mamma Giovanna Lombardo. Intanto, il dott. Santo conclude gli studi a Montevideo e nel 1990 entra nel Servizio Estero del paese sudamericano, iniziando la carriera diplomatica che lo porta in Canada dal 1995 al 2000, a Washington dal 2002 al 2004, a Los Angeles, come console generale, dal 2004 al 2008. E continua a tutt’oggi come ministro dell’ambasciata dell’Uruguay a Buenos Aires. Nel 1995 ha ricevuto la cittadinanza italiana ed anche i suoi tre figli, Alfonso, Rossina e Maria Eugenia sono registrati nel comune di Valguarnera. “In tutti questi anni che sono stato in giro per il mondo ho conosciuto molti italiani e siciliani, ho partecipato a tante iniziative per la diffusione della cultura siciliana, ma non ho avuto mai il piacere e l’opportunità di essere in contatto con Valguarnera. Ecco perché -dice Gitto, rivolgendosi al Sindaco- ho richiesto questo incontro: per offrire la mia cooperazione in quello che la mia attività rende possibile”. Ma il Nostro ha anche altre ragioni “importanti” per tornare a calcare la terra di Sicilia: ci sono ancora dei parenti in paese -i cugini Spitale, Bonanno e Gitto- con cui mantiene i contatti e presso i quali è stato ospite in questi tre giorni di permanenza a Valguarnera. E poi c’è questo forte sentimento d’affetto per il padre e per il ricordo dell’appassionata nostalgia di lui verso il suolo natìo. Con i cugini si accompagna in Comune, ma non ha bisogno di interpreti giacché parla fluentemente l’italiano, anche se è nato e ha compiuto gli studi in Uruguay. Con apprezzata affabulazione, riferisce in pochi minuti le vicende di una vita. Racconta della carriera, dei suoi incontri all’estero, della famiglia. Ma è sul padre Vincenzo che il pensiero ritorna insistentemente, sulla guerra da lui combattuta come bersagliere e sulle iniziative intraprese a Montevideo per dedicare un monumento a questo amato Corpo dell’Esercito italiano. “Uno dei tanti sogni -conclude Gitto- realizzati da un valguarnerese lontano dalla sua terra”.

Salvatore Di Vita