Cultura e Società

Gli Altari della Madonna di Maggio

Afferma il grade studioso e demologo siciliano Giuseppe Pitrè che “in Sicilia il passato non è morto ma ci accompagna e si manifesta presso la culla e la bara, nelle feste e nei giuochi, negli spettacoli e in chiesa, nei riti e nelle tradizioni. Dappertutto vive e parla.” In realtà ogni festa religiosa manifesta il suo legame profondo con gli antichi riti agrari della religione pagana connotati dalla nascita e dalla rigenerazione della natura. La grande devozione popolare a Valguarnera è maggiormente legata al culto mariano e in particolare al Mese della Madonna di maggio che trae origine dal culto della Grande Madre sviluppatosi in epoca pagana. Maggio deve la sua origine mitologicamente a Maia , dea della terra e dell’abbondanza, e storicamente a Majus, il mese che celebrava la Flora Mater, la madre della vegetazione. Ieri come oggi è il mese dei primi frutti e dei fiori, il biancospino, sacro a Maia, i gigli, i gerani, le calle, le margherite bianche e gialle, i papaveri, le ginestre , dei colori e dei mille profumi ma è anche l’esplosione della primavera sulle ultime code dell’inverno, il trionfo della luce, il ritorno alla vita. E’ soprattutto il mese della Madonna, che il sommo poeta celebra come il nome del bel fior che io invoco e mane e sera, e delle rose, dell’amore tra cielo e terra, fra umano e divino. Va ricordato che questa pia pratica devozionale risale al 1700 quando il mese di maggio fu dedicato alla Madonna dai gesuiti che diedero impulso a questa manifestazione diffondendola in tutti i paesi. La popolazione di Valguarnera vive da secoli questo mese mariano in maniera intensa da un lato con un pellegrinaggio che fanno ogni giorno le pie donne, recitando il rosario, alla Chiesetta della Madonna delle Grazie che si trova nel muro di cinta del cimitero e dall’altro, la sera, col partecipare nella Chiesa Madre al cerimoniale religioso dedicato alla Madonna dei Raggi. Questa particolare religiosità viene animata ed estrinsecata anche con le prime comunioni, le cresime ed i matrimoni che segnatamente si celebrano durante il mese. L’Associazione Nuova Pro Loco Terre di Carrapipi, nell’ambito del progetto Feste e Tradizioni, da diversi anni si è resa interprete di ravvivare il mese di maggio con il recupero degli Altarini della Madonna di Maggio, una manifestazione di profonda religiosità popolare che si è tramandata da un secolo all’altro replicando le antiche modalità di espressione. L’altarino viene realizzato simile ad una cappelletta su una sedia o sediolina , avente sul davanti un arco fatto di canna, tutta ricoperta, all’interno e all’esterno, da fini lini, pizzi e ricami. Al centro, su un piccolo piedistallo, troneggia l’ immagine della Madonna attorniata, per tutto l’interno, dalle immaginette, i fiureddi, di diversi Santi. Le rose e profumati fiori di campo adornano la Madonna che riceverà le offerte dei passanti su un piattino collocato al’interno. L’altarino così realizzato ogni giorno viene posto nelle strade o nelle piazze innanzi l’uscio della propria abitazione o del proprio esercizio commerciale. Questa usanza antichissima è stata vissuta in maniera appassionata e profonda da tante generazioni quando ancora il paese viveva, per la sua storia prettamente intessuta nella civiltà contadina, una esistenza quasi “bucolica” dove la cifra della vita era segnata da quella reciprocità in cui emergevano tutti quei profondi rapporti umani fatti di amicizia, solidarietà e socialità. Quegli altarini simboli popolari di profonda religiosità venivano di fatto vissuti come una piccola chiesa dove la sera, prima della cena, al ritorno degli uomini dalla fatica dei campi, all’esterno se il tempo era buono o all’interno se il tempo era cattivo, si raccoglievano tutti, parenti e vicini, con i bambini e le donne seduti davanti e dietro gli uomini in piedi, per rendere omaggio alla Vergine. Erano le nonne dai capelli cinerei , donne che spesso non sapevano leggere e scrivere, che avvolti nei loro scialli neri o nelle loro “mantigghie” conoscendo a memoria la liturgia mariana, in quella coreografia sacrale, innalzavano, assai spesso in dialetto, preghiere, lodi e canti alla Madonna insieme alla recita del santo rosario. Tutti erano muniti della corona del rosario che si differenziava per lunghezza, grossezza dei grani e del crocifisso. La preghiera alla Madonna in dialetto che come una giaculatoria veniva recitata costantemente, ed ancora oggi declamata dalle persone anziane, era :
Bedda Matri Bedda Matri
quant titul cc’avvit
quant grazii cunc’dit
cunc’d’tt’n una a mmìa
ch’iù v diccu un’av maria
Si respirava un clima di semplice gioia e di vera fede cristiana e negli occhi degli uomini, stanchi della fatica del duro lavoro, si intravedeva una forte carica per continuare a vivere nonostante le amarezze della vita e spesso di una grave indigenza. Con gli altarini i bambini venivano educati alla fede e ad onorare la Madre celeste con i “fioretti” , quei piccoli atti di virtù fatti col sacrificio della rinuncia a qualcosa a cui si teneva.
Oggi la Pro loco con la sua lodevole iniziativa ha visto rifiorire a Valguarnera gli altarini ricchi di tutti i bagagli culturali del passato e dei contenuti semplici della civiltà contadina anche se l’esplicazione esterna della partecipazione religiosa non è ovviamente più quella del passato.
Giuseppe Accascina