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300 chilometri nel deserto. L’avventura di Massimo Scribano alla “Trans Omania”

Massimo Scribano

Massimo Scribano 1<<Se circa 20 anni fa, con i miei 115 chilogrammi di peso, qualcuno mi avesse detto che avrei portato a termine quest’avventura, sorridendo, avrei detto che la cosa sarebbe stata impossibile>>. Inizia così il racconto del valguarnerese Massimo Scribano, il 42 enne imprenditore del tessile, che ha concluso con successo la “Trans Omania”, una gara di 300 chilometri attraversando l’Oman da nord a sud, percorrendo montagne, canyon e deserto. Seimila metri di dislivello positivo complessivo e 6 mila negativo. <<Momenti indimenticabili – dice Scribano- di una esperienza che, anche se si è concretizzata in quasi 80 ore, è il frutto di mesi e mesi di preparazione>>. Massimo Scribano è uno che ne ha fatte di avventure. Dal trail running, agli ultratrail, 50 chilometri, 100 chilometri sul Monte Bianco, 130 chilometri in Umbria, ma non era ancora soddisfatto. <<Mentre trascorrevano gli anni e accumulavo chilometri di corsa e acciacchi vari, un grande desiderio o meglio un sogno si delineava sempre più: correre nel deserto. A giugno del 2013- racconta Massimo Scribano- accadde una cosa strana; un blocco totale. Un rigetto, un rifiuto a correre. Un mese circa di fermo assoluto dal quale non riuscivo a tirarmene fuori. Fu allora che chiesi consiglio al mio amico Tommaso che mi consigliò di fissare un obiettivo. E così è arrivata “Trans Omania 300 chilometri No Stop Race” . Una gara in autosufficienza da correre con circa 10 chilogrammi di zaino sulle spalle. Tutto doveva essere provato e riprovato di giorno e di notte, con il sole, con la pioggia. Tutto pesato e ripesato cercando di rubare grammi ove possibile. Il 25 gennaio 2014 inizia l’avventura: destinazione Muscat, mille scali, viaggio interminabile. Arrivo alle 3.50 di notte. Alle 12 trasferimento al campo base, sulla spiaggia di “white beach”>>. L’avventura inizia con 60 corridori. Massimo Scribano racconta il diario di questa entusiasmante gara. Parla del “labirinto” <<una delle parti più difficili dove, oltre a mettere a dura prova il fisico mettevi sotto i piedi la mente. Difficilissimo orientarsi, facilissimo sbagliare strada, sotto il sole cocente ogni passo era una possibile caduta>>. Poi le mille difficoltà. Dopo 64 chilometri le prime vesciche ai piedi; momenti difficilissimi con compagni di avventura che vanno fuori di testa, per la stanchezza e la mancanza di sonno; ricerche notturne in pieno deserto di villaggi dove chiedere aiuto; improvvisate tende per ripararsi dal sole che cade a picco sul tuo provato corpo. Ma tutto è stato superato e Massimo dice:<< Ultimi 5 chilometri. La lampada mi abbandona. Uso quella di riserva. Sembrava di fare 2 passi avanti e uno indietro. Si sente uno strano rumore, costante, che diventa sempre più vicino. All’inizio indefinito poi si il mare. Ce l’ho fatta! E’ finita! mi inginocchio, manca un chilometro. Mi viene da piangere e non so esattamente se per la felicità o per le sofferenze. E’ stata un’avventura indimenticabile, dura e intensa. Non è stata semplicemente una gara ma il modo per mettersi alla prova dal punto di vista fisico e mentale. Mettere alla prova il proprio cuore e le proprie priorità. Ho incontrato gente meravigliosa e speciale. Gente capace di racchiudere in un sorriso o in un gesto tutta la propria ammirazione. Capace di trasmetterti forza e coraggio con uno sguardo. Ma la cosa che, più di ogni altra, mi ha colpito è stata, finita la gara, apprendere quanti dei miei cari, dei miei amici o semplici conoscenti avessero seguito questa mia fatica. Tanti di loro incollati al pc di giorno e di notte. Senza di loro sarebbe stato come la più gustosa delle pietanze preparata da uno chef che però nessuno mai assaggerà>>.

Arcangelo Santamaria