Riceviamo e pubblichiamo

Ci scrive un lettore a proposito degli immigrati a Valguarnera…

E’ bene parlarne e confrontarci, soprattutto con chi come Salvatore, l’autore della mail che abbiamo ricevuto e che riproponiamo integralmente qui sotto, è impegnato in prima linea.

Cari Sebastiano e Arcangelo,
Come state?
spero a Valguarnera tutto proceda bene. Io sto per concludere le mie ultime settimane di lavoro a Milano e sarò di ritorno in paese per metà Agosto.
Vi scrivo riguardo all’articolo apparso su Valguarnera.com qualche giorno fa, sull’eventualità di accogliere profughi anche nel nostro paese.
Non entrerò nel merito delle cifre economiche che avete utilizzato, ma vi porterò alcune mie considerazioni in qualità di volontario impegnato ormai da 4 mesi sul campo dell’accoglienza profughi a Milano.
In primis, i flussi migratori a cui stiamo assistendo in questi ultimi mesi riguardano profughi, non migranti. La differenza è sostanziale, perchè i primi scappano da emergenze umanitarie, i secondi viaggiano tipicamente alla ricerca di condizioni economiche più vantaggiose.
La maggior parte dei profughi che viaggiano attraverso il Mediterraneo, provengono fondamentalmente daSiria ed Eritrea, paesi molto diversi tra loro.
Dell’emergenza siriana ne parlano fortunatamente in tanti. L’opinione pubblica è sensibilizzata e la gran parte dei governi condanna le violenze in atto.
Sull’Eritrea c’è invece un assordante silenzio: il Paese è attanagliato da una feroce dittatura e la comunità internazionale non si sbilancia. I diritti umani vengono calpestati ogni giorno, non sono più presenti ONG, l’intera popolazione è obbligata alla leva, e molti dei soldati vengono ridotti in schiavitù dal regime.
Ad ogni modo, guerra da una parte  e dittatura dall’altra generano emorragie inarrestabili di profughi che scappano e si riversano sulle coste africane del Mediterraneo, dopo viaggi estenuanti lungo i deserti africani. Qui si consumano violenze e lunghi periodi di prigionia, e solo dopo aver profumatamente corrotto funzionari e pagato i trafficanti, si riesce ad essere imbarcati su barconi fatiscenti, con la speranza di poter approdare in Europa.
Si, Europa. Perchè il viaggio di queste persone non è mica finito. Per loro l’Italia rappresenta soltanto una tappa intermedia del viaggio, essendo i profughi diretti verso i paesi del Nord Europa (Svezia, Germania, Norvegia, ma anche Svizzera, Francia, Belgio..) tipicamente per ricongiungersi coi loro parenti, emigrati tanti anni prima.
Per loro l’Italia è una tappa di sosta, dove poter riprendere le forze, dimenticare le violenze, riacquistare fiducia. Il tutto in attesa che i loro parenti gli mandino i soldi necessari per continuare il viaggio.
Per la mia personale esperienza, delle centinaia di persone che ho conosciuto, i profughi che hanno chiesto qui l’asilo politico si contano realmente sulle dita di una mano, seppur l’Italia abbia dato la possibilità a tutti di richiederlo.
Non è un problema di sicurezza o di ordine pubblico, si tratta, invece, di organizzare un’accoglienza adeguata e dignitosa. Per fare questo c’è bisogno del contributo di tutti. Non possiamo pensare che i comuni in prima linea (penso a Pozzallo, Lampedusa, Catania) debbano caricarsi tutta la responsabilità.
Non so se il Comune abbia ricevuto richieste dalla Prefettura, non so se abbia gli spazi o meno, non so se abbia associazioni pronte a mettersi in gioco,  non so nemmeno se abbia forze politiche coraggiose al punto tale da mettersi in discussione in un tema così delicato.
Quello che so è che Valguarnera, ahimè, è una comunità ancora troppo chiusa e con un forte problema culturale giovanile, e proprio in questo contesto accogliere queste persone  sarebbe opportunità unica, stimolante, educativa e sicuramente formativa. Per noi giovani, che non riusciamo a dare importanza ai veri problemi della vita e che cresciamo attorniati e protetti dal branco.
Ma è anche una opportunità per i tanti “grandi” che pensano che questi poveri disperati vengano qua a “rubarci il lavoro” e a delinquere; che pensano che aiutare queste persone sia inutile, tanto i poveri ce li abbiamo anche a casa nostra. E che si dimenticano con troppa leggerezza e faciloneria di quanto sia importante la LIBERTA’, per la quale anche sulla nostra terra si è versato troppo sangue.
Accogliere è un dovere. Chiamiamolo dovere cristiano, chiamiamolo dovere morale, chiamiamolo dovere democratico.
Piuttosto che chiederci se abbiamo o meno gli spazi e le braccia per accogliere queste persone, forse la domanda da porci è:
siamo pronti per aprire gli occhi su queste disastrose tragedie?
Grazie del tempo  e scusate se mi sono dilungato, chissà che ne venga fuori una interessante discussione
Resto a disposizione per qualsiasi informazione / idea
A presto,
Salvatore Speranza
( u figgh’ ru prof’ssor)
Grazie per il lavoro che portate avanti ogni giorno