Lavoro

La Giudice Confezioni non esiste più. Un ex dipendente: “Mi trovo nelle condizioni di cercare lavoro al Nord, ma non sarà facile”

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Valguarnera – Cala definitivamente il sipario sulla Giudice spa, la capofila del gruppo, la gloriosa azienda manifatturiera tessile che per oltre 50 anni ha dato lustro alla Sicilia. Rimane in vita adesso solo la Abival con pochi dipendenti. Una morte per certi versi annunciata, visto che già nel giugno 2013 aveva chiuso battente per mancanza di commesse e per debiti di alcuni milioni di euro. Mercoledì scorso presso l’ufficio provinciale del lavoro di Enna si è consumato l’ultimo atto. Erano presenti i rappresentanti sindacali di Cigl-Cisl e Uil, dell’ufficio del Lavoro nonché per conto della Giudice, l’ingegnere Palermo, commissario liquidatore della società. A perdere definitivamente ogni speranza di reintegro 34 dipendenti, posti nel gennaio scorso in cassa integrazione straordinaria per due anni. Un centinaio di famiglie in tutto se si considera pure l’indotto. I sindacati e la stessa azienda preoccupati dalla stagnazione del mercato del lavoro e dalla mancata prospettiva di reimpiego, hanno deciso di porre fine all’agonia, visto che dal 1 gennaio 2015 cambieranno le regole sul lavoro. Nell’incontro è stato reclamato dai sindacati la corresponsione del trattamento di fine rapporto non percepita ad oggi dai lavoratori. Poi di comune accordo hanno deciso di bloccare per i prossimi 6 mesi la Cassa integrazione e di avviare invece la procedura di mobilità. Il che significa che in base alla legge 226/91, i 34 dipendenti che si trovano nella fascia dai 18 ai 40 anni avranno 2 anni di mobilità; dai 40 ai 50 anni, 3 anni e dai 50 in su, 4 anni. E poiché la maggior parte di loro sono nell’età di mezzo, si trovano oggi nella condizione di essere troppo giovani per la pensione e anziani per un nuovo posto di lavoro. Tutta gente in possesso di alta professionalità per le competenze accumulate negli anni. Una grande perdita per Valguarnera e un dramma per tante famiglie, considerato che in tutti questi anni la Giudice Spa, grazie agli alti livelli raggiunti, era riuscita a conquistare, mercati di tutto il mondo da oriente ad occidente, vestendo perfino i mitici campioni del Real Madrid. Abbiamo sentito tre dipendenti che non hanno voluto però che fosse rivelato il proprio nome. Il primo di 62 anni e che lavorava in azienda da oltre 30 anni: “E’ stato un grande dolore per me, ne ho viste tante in tutti questi anni, ma mai pensavo che potessimo chiudere battente, spero che la mobilità possa accompagnarmi alla pensione, ma intanto ho sulle spalle un mutuo da pagare e tanto altro, non so se potrò adempiervi.”. Il secondo lavoratore, 42 anni e da una decina di anni alla Giudice: “Non posso parlare male dell’azienda, anzi posso dire che ho lavorato bene, perché mi ha dato da vivere. Trovo un’ingiustizia però per come è maturata la chiusura, a pagare alla fine siamo stati solo noi della capofila Giudice, mentre altri del gruppo, anche se per poche ore, continuano a lavorare. Ho da sgobbare ancora per tanti anni, ho inviato il curriculum a molte aziende del nord, spero che qualcuno mi risponda”. Il terzo operaio, 48 anni e anch’egli da una decina di anni alla Giudice: “La mia riflessione è che l’azienda poteva rimanere in vita se avesse investito in innovazione e tecnologia. Avremmo potuto attingere ad altri mercati, in particolare del Sud America, ma non ci hanno creduto e quindi non hanno voluto scommettervi. Adesso, visto i tanti anni che mi separano dalla pensione, mi trovo nelle condizioni di trovare lavoro al Nord, ma non sarà facile. Qui da noi è quasi impossibile”.

Rino Caltagirone