Gli utenti di Poste Italiane reclamano i loro soldi
Valguarnera – Reclamano i soldi (i loro soldi), i molteplici clienti valguarneresi di Poste Italiane, vittime della truffa architettata dall’ex direttore dell’ufficio cittadino di via Archimede, Salvatore Sammarco. I soldi (circa 2 milioni di euro, che i risparmiatori avevano investito in fondi comuni d’investimento), ritengono siano dovuti loro da Poste Italiane, perché in mano hanno le certificazioni relative ai fondi in questione, rilasciate all’interno dell’ufficio di via Archimede, con tanto di timbro della filiale e firma dell’allora direttore in carica. Ma, riprendere quelli che sono i sacrifici di una vita, il gruzzoletto messo da parte da qualche anziano per il suo funerale, i soldi di chi ora è anche disoccupato, è un obiettivo da conquistare. Solo alcuni dei malcapitati clienti pare, infatti, abbiano sino ad ora ricevuto un rimborso parziale e comunque soltanto dopo verifiche interne effettuate da Poste Italiane e dopo l’intervento dell’avvocato Lorenzo Caruso, legale di una quindicina tra le vittime della truffa. “In ogni paese d’Italia anche nel più sperduto angolo dello Stivale, c’è una chiesa, una caserma dei carabinieri ed una sede di Poste italiane. All’interno di queste sedi, il cittadino- dicono alcuni dei malcapitati- si sente al sicuro e garantito. Ci aspettiamo e siamo speranzosi che questo valga anche per il nostro paese”. Ci si chiede se Poste Italiane intenda provvedere alla restituzione di tutte le somme. I risparmiatori hanno in mano i moduli del fondo comune d’investimento “Banco Posta Replay 12 mesi”, con il timbro dell’ufficio postale e la firma dell’allora direttore facente funzioni; titoli esistenti nel panorama azionario ufficiale. Attratti da interessi che avrebbero dovuto fruttare tra il 7 e l’8%, gli ignari cittadini erano convinti e certi di consegnare i soldi, per investirli, alle Poste nella persona del direttore, prelevandoli mediante assegni, in vari casi, dai conti correnti bancari in cui li avevano precedentemente depositati. Questo, quanto accadeva nella maggior parte dei casi. Le operazioni di versamento degli assegni ed il rilascio dei titoli, dovrebbero essersi verificate all’interno della sede di via Archimede. “Noi risparmiatori – tuonano alcuni di loro- portavamo i nostri soldi all’interno dell’ufficio postale per investirli nel fondo comune di investimento “Banca posta Replay 12 mesi”. Tornavamo tranquillamente a casa con i moduli di sottoscrizione dei fondi di investimento, sottoscritti dal legale rappresentante dell’ufficio postale su carta intestata a Poste italiane e con il timbro dell’ufficio”. “In linea generale, qualsiasi datore di lavoro – afferma l’avvocato Caruso- dovendosi certamente valutare, distinguere ed analizzare specificatamente e caso per caso, è responsabile per i danni arrecati dal fatto illecito dei propri dipendenti, commessi nell’esercizio delle incombenze a cui sono adibiti”. Intanto, si stanno consumando i drammi sociali di allevatori, agricoltori, piccoli artigiani, pensionati, operai che hanno visto svanire i risparmi di una vita e quelli che, in un momento economicamente difficile come quello che viviamo, potevano essere la riserva da cui attingere. E’ evidente la ferma volontà dei risparmiatori di rivolgersi all’autorità di giudiziaria per dimostrare le loro ragioni.
Arcangelo Santamaria