Cultura e Società

Giovane Valguarnerese trova copie originali de “Il lunario siciliano”

Valguarnera – Si pensava che di copie originali del “Lunario Siciliano”, lo storico giornale letterario fondato da Francesco Lanza e Nino Savarese, non ne esistessero proprio più in mano privata. Invece, a quasi novant’anni dalla prima uscita, Ignazio La Delfa – un giovane valguarnerese residente per lavoro a Gualdo Tadino – ne ha scovate un bel po’ in una libreria romana. E, come un buon bibliofilo che comprende l’eccezionalità del ritrovamento, dopo breve riflessione se l’è accaparrate.

È una collezione quasi completa quella acquistata da La Delfa, e precisamente i numeri dal 2 al 5 del 1928 (l’esordio editoriale della rivista è del dicembre 1927), stampati a Enna nella tipografia di Florindo Arengi, e quelli dall’1 all’8 del 1929 stampati a Roma presso la tipografia del “Tevere”.
In pratica, la raccolta rinvenuta da Ignazio La Delfa riguarda la prima serie del “Lunario”, conclusasi nell’aprile del 1928, e la seconda annata del periodico che ha rivisto la luce a maggio del 1929 per essere nuovamente sospeso a novembre dello stesso anno. Problemi economici sono probabilmente alla base dell’andamento altalenante delle pubblicazioni; ma anche divergenze di pensiero tra i responsabili, acuite dal difficile periodo storico in cui il fascismo andava consolidandosi.
Adesso al giovane La Delfa, se vorrà completare la raccolta, manca all’appello il fatidico numero 1 del dicembre 1927 e i 3 fascicoli del 1931, stampati a Messina, con i quali si conclude la breve vita del prestigioso mensile letterario. Un giornale nato nel cuore dell’entroterra isolano, ma con “la pretesa di farsi leggere oltre i confini della Sicilia” (Cfr. “La fiera letteraria”, 6 gennaio 1928). “Pretesa” infine pienamente validata dalle collaborazioni letterarie instauratesi con i Cecchi, i Mezio, gli Ungaretti, Vittorini, Solmi, gli stessi Lanza e Savarese e molti altri autori pronti a innalzare il “Lunario” tra il fior fiore del giornalismo ricercato di quegl’anni.
“Sono emozionato e felicissimo – dice La Delfa – , avere tra le mani quelle riviste e poterle leggere dopo quasi un secolo, suscita in me un senso di fierezza e di orgoglio verso il mio paese, che è poi quello di Lanza. Prima o poi – continua – porterò il ‘Lunario’ a casa, nei luoghi dov’è nato e dov’è giusto che sia custodito. Immagino che molti, come me, vorranno vedere con i loro occhi quest’opera che sembrava svanita. E auspico che le associazioni o gli enti locali del territorio vogliano organizzare un evento su Francesco Lanza per dare il bentornato al ‘Lunario Siciliano’”.
Ma La Delfa che – ormai s’è capito – è un appassionato cultore di cose lanziane, tanto da possedere altri testi rari dello scrittore valguarnerese, ha conosciuto anche l’excursus vitae del “suo” Lunario. Glielo ha raccontato Aldo Scarpignato, consulente e perito del tribunale di Roma per i libri antichi e rari: “Facevano parte della biblioteca privata di Alessandro Chiappelli, pensatore e pubblicista toscano dalla vasta e multiforme cultura. Nella mia vita professionale pluridecennale – chiarisce Scarpignato – è la prima volta che mi imbatto in questa pubblicazione e questo la dice tutta sulla sua rarità”. A testimoniare sull’introvabilità della rivista, anche Giuseppe Accascina che nel 1999 editò a Enna la ristampa anastatica del “Lunario Siciliano” utilizzando microfilmature della Biblioteca Nazionale di Firenze in luogo delle irreperibili edizioni cartacee.

Salvatore Di Vita