Cultura e Società

Chiara, il cuore e l’Isola. La Sicilia e l’emigrazione negli Stati Uniti

Chiara Mazzucchelli e il suo libro The heart and the islandE’ uscito da pochi giorni il primo libro di Chiara Mazzucchelli, valguarnerese trapiantata in Florida e ricercatrice di lingua, cultura e letteratura italiana presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere della University of Central Florida a Orlando. “The Heart and the Island: A Critical Study of Sicilian American Literature” è il titolo del libro pubblicato dalla casa editrice accademica SUNY-State University of New York Press. Chiara Lascia Valguarnera subito dopo la laurea per continuare gli studi negli Stati Uniti. Appassionata di cultura e letteratura italiana, subito viene notata dai nomi più importanti di quella che è la seconda università negli Usa per numero di iscrizioni. Abbiamo sentito Chiara per telefono ed abbiamo scambiato quattro chiacchiere:

Raccontaci brevemente della tua carriera professionale

Sono arrivata in Florida nel 2003 per conseguire un dottorato. Portavo con me due grosse valigie e una laurea in Lingue straniere dall’Università di Catania. Ho ottenuto il dottorato (Ph.D.) in Studi Comparati presso la Florida Atlantic University nel 2007 e sono stata assunta immediatamente a Orlando per insegnare lingua, cultura e letteratura italiana.

E’ vero che l’università dove lavori è tra le più importanti degli Stati Uniti?

La University of Central Florida è la seconda università negli Stati Uniti per numero di iscrizioni. Abbiamo da poco superato i 60.000 studenti! È un ambiente incredibilmente diverso per composizione etnica, culturale, religiosa, linguistica ecc. Il clima è quindi molto stimolante e proficuo per la mia crescita professionale, culturale e personale. Insomma, ci sto davvero bene!

La Sicilia, comunque, ce l’hai sempre nel cuore!

Certo! Rientro volentieri a Valguarnera ogni anno in estate per passare del tempo con la mia famiglia, con i miei amici, insomma, per ricaricare le batterie! In tutto quello che scrivo c’è un po’ di Sicilia. Ho scritto e pubblicato saggi su Andrea Camilleri, sul movimento poetico noto come “Antigruppo siciliano”, sul romanzo Il Siciliano di Mario Puzo (l’autore de Il Padrino) e sull’omonimo film diretto dal regista italoamericano Michael Cimino. Il titolo stesso del mio libro mi sembra piuttosto eloquente: The Heart and the Island, cioè “il cuore e l’isola”.

Di cosa tratta il tuo libro?

Nel titolo ho cercato di condensare in una manciata di parole tutto quello che ho letto sulla Sicilia e sulla realtà degli immigrati siciliani negli Stati Uniti e dei loro figli, nipoti e pronipoti. Noi siciliani abbiamo un rapporto particolare con la nostra terra. Da un lato, siamo fieri delle sue bellezze naturali, della nostra proverbiale accoglienza, della Valle dei Templi di Agrigento, di quella perla del Mediterraneo che è Taormina, dei nostri cannoli, arancini/e e granite. Dall’altro, però, bisogna riconoscere che la mafia con i suoi “cadaveri eccellenti”, la corruzione endemica, l’altissimo tasso di disoccupazione e tanto altro di cui siamo parzialmente responsabili anche noi, la rendono un paradiso maledetto! Insomma, è molto diffuso in noi siciliani questo rapporto di amore-odio nei confronti della Sicilia. Come diceva Sciascia, “Odio, detesto la Sicilia nella misura stessa in cui l’amo, e in cui non risponde al tipo d’amore che vorrei nutrire per essa.” Questi sentimenti vengono a galla nella nostra letteratura. Verga, Pirandello, Capuana, Sciascia e Camilleri sono solo alcuni degli scrittori siciliani che non hanno resistito alla tentazione di scrivere della Sicilia. Nel corso dei miei studi nel campo della letteratura etnica americana, mi sono accorta che anche molti scrittori americani di origine siciliana hanno sviluppato un rapporto particolare a distanza con la terra d’origine delle loro famiglie e ne hanno scritto in romanzi, racconti, poesie, memoir ecc. Jerre Mangione, Gioia Timpanelli, Tony Ardizzone e molti altri scrittori americani si distinguono per un avere infuso un senso di “sicilianamericanità” nelle loro opere. Questi scrittori hanno in pratica ripercorso all’inverso il viaggio che ha portato i loro antenati da Palermo ad Ellis Island, lo storico porto d’approdo degli immigrati negli Stati Uniti. Per questi scrittori, però, si tratta di un viaggio letterario, che io ho intrapreso con loro da un punto di vista critico. Partendo da questa produzione letteraria, il mio libro analizza lo spazio che la Sicilia occupa nei cuori degli scrittori siculoamericani.

Quindi è un libro in cui prendi spunto anche dalla tua esperienza personale?

Sì, certo! Ma è un libro che nasce anche dall’esperienza collettiva di noi siciliani. A partire dall’unificazione d’Italia l’emigrazione è uno dei fenomeni storici, culturali ed economici più importanti per l’isola, che ne ha stravolto completamente il profilo. Chi di noi non ha almeno un parente qui negli Stati Uniti o in Canada, in Argentina, Brasile, Germania, Francia, Svizzera, o Belgio? A volte, purtroppo, ce ne dimentichiamo quando la discussione verte sugli immigrati stranieri in Italia. Dimentichiamo troppo spesso che noi siciliani siamo un incrocio di influenze greche, romane, arabe, normanne ecc.. e, quindi, il prodotto di vari e numerosi movimenti immigratori e dimentichiamo anche di essere ancora protagonisti di un vero e proprio esodo di massa che ci ha portato e ci porta in tutti gli angoli del mondo. Insomma, per molti è difficile vedere che quelli che partono dalle loro terre alla ricerca di una vita migliore a Milano o Parigi non sono altro che un riflesso dei nostri parenti che sono partiti per lo stesso motivo per Rochester o Lione.

Raccomanderesti ai nostri giovani valguarneresi di emigrare?

Quello che raccomanderei a tutti senza riserve è di fare un’esperienza all’estero. E non parlo di un fine settimana a Londra o a Madrid, ma di una vera e propria esperienza di vita fuori dall’Italia. Non si può che tornarne arricchiti. Ai nostri studenti universitari americani offriamo la possibilità di vivere e studiare a Firenze per 6 settimane. I temerari, poi, li spedisco per 6 mesi in Piemonte ad insegnare inglese a studenti liceali. Poi, chissà, l’esperienza temporanea potrebbe diventare una scelta più o meno permanente, come quella della mia studentessa che ha incontrato l’amore della sua vita in Piemonte e conta di trasferirsi lì presto! O come la mia, che sono partita dall’aeroporto di Catania 12 anni fa per un dottorato e qui sono rimasta…

Ci preme ricordare che Chiara è stata nostra collaboratrice per diversi anni. Dobbiamo a lei alcuni scritti sulla nostra rubrica Valguarnera da leggere e preziosa è stata la sua collaborazione per le ricerche su Girolamo Valenti