Floristella sempre più abbandonata. I Precari non prendono lo stipendio da 8 mesi e si arrampicano sulla torre del pozzo
Senza stipendio da ben 8 mesi, i 19 lavoratori dell’Ente Parco minerario Floristella-Grottacalda, da ieri mattina stanno protestando contro la Regione Siciliana, arrampicati sopra la gigantesca torre in metallo, del pozzo numero 3. Stanchi dell’assordante silenzio della Regione, che per l’anno in corso non ha ancora sborsato un solo euro (i 4 stipendi del 2015 sono stati anticipati dalla casse dell’Ente Parco), i lavoratori (ancora precari), hanno rotto ogni indugio. <<Siamo stufi- dicono- di sopportare una situazione paradossale. Non si possono tenere i propri dipendenti senza stipendio da un anno. I 4 salari che ci sono stati pagati nel 2015, sono stati soldi anticipati dall’Ente Parco>>. A Floristella, ex miniera di zolfo, sembra essere ripiombati decenni indietro, quando i minatori venivano sfruttati e malpagati. Ma questa volta non c’è nessun padrone, tutto dipende dalla Regione del presidente, Rosario Crocetta. <<Ci dicano- affermano i lavoratori- se hanno intenzione di fare sopravvivere questo parco. A dircelo deve essere anche la deputazione ennese all’Ars e i sindaci dei comuni consorziati, che sino ad ora sono stati totalmente assenti>>. Dalla parte dei 19 lavoratori c’è anche il consiglio d’amministrazione dell’Ente Parco, con in testa il vice presidente, Paolo Mancuso. Un Cda che da un anno e, a seguito della dimissioni del presidente, Giuseppe Lupo, è privo della sua figura apicale. Dalle Regione solo silenzio, nonostante le reiterate richieste di nominare un nuovo presidente o un commissario ad acta. Alla scandalosa mancata elargizione degli stipendi e del dramma economico che stanno vivendo i 19 lavoratori e le loro famiglie, occorre aggiungere il preoccupante oblio che ha avvolto il parco minerario Floristella-Grottacalda, nonostante negli ultimi anni abbia dimostrato una grande vitalità e certificato di essere una valida fonte di attrazione turistica; una delle poche possibili all’interno di una provincia oramai ridotta in stato comatoso.
Arcangelo Santamaria