Lavoro

Dilagano le professioni abusive. Unimpresa: “Le amministrazioni comunali, con i propri vigili urbani, dovrebbero controllare…”

Puglisi - Pres. Unimpresa

“Da svariati giorni continuano ad arrivare alla nostra Associazione continue segnalazioni su attività commerciali ed edilizie abusive”, è questo il segnale d’allarme sull’abusivismo, delle professioni, che lancia Salvatore Puglisi, presidente Unimpresa. Segnalazioni che portano i vertici di Unimpresa ad una profonda riflessione in seno a questo fenomeno che, pur esistendo dalla notte dei tempi, è indubbiamente in forte ascesa nell’ultimo periodo. “Premesso che portare avanti un’attività abusiva – continua Puglisi – è, senza ombra di dubbio, un atteggiamento da condannare in quanto, come tutti sanno, chi esercita l’abusivismo commette un atto illegale che si ripercuote prepotentemente sulle aziende che lavorano in regola e sullo Stato il quale, attraverso le tasse, l’Iva, le imposte ecc. riscuote la liquidità necessaria per fornire i servizi ai cittadini come la Sanità, la scuola, la sicurezza ecc.” Ma di chi è la colpa dell’abusivismo? Da cosa deriva questo suo aumento esponenziale? “La pressione fiscale, afferma il presidente – arrivata al 60%, ha sicuramente spinto molti imprenditori ad esercitare la propria attività in maniera totalmente abusiva, utilizzando anche personale non in regola. Vediamo che i settori dove c’è più abusivismo sono: edilizia, parrucchieri, panificatori, impiantisti, tecnici informatici; questo fenomeno è divenuto alquanto dilagante”. Puglisi lancia un appello alle istituzioni: “Le amministrazioni comunali, con i propri vigili urbani, dovrebbero controllare e frenare questo fenomeno in quanto le imprese regolari vengono penalizzate anche dagli studi di settore infatti, non potendo incassare o avere redditi che stabilisce lo Stato, pur non riuscendo a produrre quello che lo Stato prevede, devono pagare ugualmente le tasse sugli importi di reddito che stabilisce il Ministero. Pertanto si chiede a tutte le Istituzioni che sono preposte a controllare questo fenomeno, di attuare una massiccia ricerca in questo senso altrimenti, molto probabilmente, a fine anno tantissime altre imprese dovranno dismettere la propria partita Iva ingrossando fortemente le fila dei lavoratori in nero”.