Cultura e Società

Sebastiano Arena, persona benefica e “pezzo grosso della Massoneria”

Valguarnera – Il ritrovamento casuale di una fotografia rara e per certi versi eccezionale, riporta alla memoria un fatto raccontato dal Magno nelle sue Memorie storiche di Valguarnera Caropepe tutt’ora sconosciuto alla stragrande maggioranza degli appassionati di storia locale. La foto, scattata nei primi anni cinquanta del Novecento, ritrae un tomba – oggi rimossa – posta nel centro del vialetto principale del Camposanto. Un sepolcro messo lì quasi a intralciare il passaggio di chi voleva incamminarsi verso la chiesa per quella via. Non si poteva non notarlo per la sua ingombrante centralità, e va da sé che una sepoltura del genere doveva essere destinata a un personaggio di alto lignaggio, meritevole di grandi onori e visibilità. Difatti il piccolo mausoleo custodiva le spoglie mortali di Sebastiano Arena, medico, persona benefica e illustre, più volte sindaco del comune nell’ultimo quarto dell’Ottocento.
Arena fece molto per il suo paese. Nel 1881 costruì la prigione che diede dignità alla funzione della carcerazione, sino ad allora attuata in autentici tuguri; fece edificare il palazzo “Archimede” per le scuole elementari, il primo appositamente progettato per questo scopo e inaugurato subito dopo la sua morte nel 1889. Ma la sua opera di maggiore rilievo fu la fondazione nell’ex convento dei Francescani – rimasto abbandonato per la soppressione degli ordini religiosi attuata con la legge del 1866 – dell’ospedale civico e del contiguo ricovero di mendicità e orfanotrofio femminile. Per far questo Arena si rapportò con il beato Giacomo Cusmano che venne in paese alla testa di una schiera di suore del Boccone del Povero le quali, grazie anche alla carità della popolazione, approntarono tutto il necessario, assicurando la cura e il ricovero dei poveri e degli abbandonati. Sebastiano Arena, quando vide realizzata l’opera, fece erigere l’ospedale a ente morale e con testamento olografo lo cautelò lasciandogli in dote tutto il suo consistente patrimonio. 
Un “uomo che tanta misericordia ebbe verso i poveri”, scrisse Magno nel suo libro, ma anche una figura piuttosto controversa, se è vero che chiamò un sacerdote prima di morire e se fu davvero massone come in effetti apparve al momento dell’esumazione della salma per i lavori che si fecero al cimitero nel 1958 (sono gli anni del sindaco Enzo Sicilia). “Fu esumata la salma – ci dice ancora il Magno – che giaceva dal 1889 nel mezzo del viale che porta alla chiesa. Con grande sorpresa nel fare l’escavazione fu trovato un vano, al quale si accedeva per una scaletta, tutto istoriato con i simboli massonici. Infatti l’Arena era un pezzo grosso della Massoneria”. 
Come dire: cristianesimo e massoneria, essenzialmente inconciliabili per concezioni morali e filosofiche, trovarono in Sebastiano Arena una ragion d’essere che va oltre ogni destino ultimo dell’uomo.

Salvatore Di Vita