Cultura e Società

Fabio Venezia si racconta ai giovani di Valguarnera. In tanti hanno partecipato alla presentazione di “Mafia balorda”

“Continuerò a svolgere il mio mandato con grande serenità ma soprattutto con caparbietà nel solco della legalità e del rispetto delle regole”. Fabio Venezia il giovane sindaco di Troina che assieme a Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi è sotto il mirino della mafia per aver tolto il coperchio dal malaffare della mafia dei pascoli, mostra di essere sereno e consapevole che il suo agire accrescerà maggiore coscienza civile tra la gente e soprattutto tra i giovani che lo hanno eletto a simbolo della legalità. Ed è stato proprio questo il tema che ha voluto affrontare davanti una platea di giovani valguarneresi dell’associazione “Insieme per Cambiare” capitanati da Giuseppe Interlicchia ed Enrico Capuano, nell’ambito del mese della legalità e della presentazione del libro del giornalista ennese Josè Trovato “Mafia balorda” alla quale hanno partecipato il presidente regionale dell’antimafia Nello Musumeci, l’avvocato William Balbo che nel suo intervento ha parlato della lungaggine dei processi penali. A far da madrina la moderatrice Maria Angela Casano. Un parterre, di prim’ordine nella lotta alla mafia. La venuta di Venezia, per ragioni di sicurezza è stata in dubbio sino all’ultimo, ma poi è arrivato accompagnato dalla sua scorta. “La consapevolezza che il nostro territorio non fosse un’isola felice –afferma il sindaco- l’ho percepita fin dall’inizio. Quella ennese è una mafia balorda e particolare per opera di loschi personaggi che militano in una zona grigia della società .E’ particolare perché riesce a dialogare con quella di altre province e quindi risente dell’influenza esterna. La zona nord è sotto l’influenza della mafia catanese, la sud di quella gelese, mentre nella zona centrale impera una mafia autoctona che fa da collante con tutte le altre. La mafia della zona nord legata ai pascoli –continua il giovane sindaco- è quella di Tortorici che ad un certo punto ha fatto un salto di qualità, intuendo che attorno ai pascoli potevano ruotare grosse risorse finanziarie provenienti da fondi europei e quindi, con l’accordo di organizzazioni compiacenti hanno fatto in modo che passassero dalle loro mani vaste aree rurali e terreni demaniali, lucrando sui fondi europei” Il fallito attentato a Giuseppe Antoci presidente del Parco dei Nebrodi ha contribuito a portare alla ribalta tutto il malaffare legato alla mafia dei pascoli. “I fondi europei in agricoltura- rimarca Venezia- sono risorse da monitorare attentamente, sotto certe soglie i controlli sono limitati o inesistenti ed è li che si annidano gli interessi della mafia. Il nostro territorio ennese deve avere maggiore consapevolezza ed ognuno di noi deve fare la propria parte nel segno della legalità. L’antimafia non deve essere solo a parole –conclude Venezia- spero che ne nasca una vera, seria ed autentica” Trovato nel suo libro racconta la mafia dal suo punto di vista facendo un excursus a 360° di tutte le zone dell’ennese impregnate di mafia. La mafia ennese- ha detto- ha dato un grande contributo alle stragi di Palermo del 1992. Non è vero che la nostra provincia è immune da questo fenomeno. Anche Valguarnera- ha ribadito- è stata sede di summit di mafiosi eccellenti e che nel recente passato ha avuto fatti di sangue per questioni legate alla mafia. Bisogna fare un salto di qualità per debellare la mafia.” Il presidente regionale antimafia Nello Musumeci ha concluso i lavori dicendo che in provincia di Enna la mafia c’è e c’è stata dalla fine dell’800, anche se non è mai stata teatro di delitti eccellenti. Perché non è stata mai estirpata? E possibile che forze dell’ordine e magistratura non siano riusciti nell’intento? Si è chiesto.“Siamo stati tutti complici, i nostri padri, e i nostri nonni hanno consentito che la mafia convivesse con loro, per paura, perché la mafia si nutre di questo che in gergo si chiama omertà. Fortunatamente dopo le stragi di Palermo, le cose sono cambiate, oggi c’è molta più consapevolezza soprattutto grazie ai giovani. Oggi in provincia di Enna ci sono ben 4 associazioni antiracket che la dicono lunga di come è cambiato il rapporto con la mafia. Venezia- continua Musumeci- non ha fatto nulla di eccezionale ha fatto quello che deve fare un amministratore, agire nella legalità. La lotta alla mafia ha ribadito non deve essere un obiettivo ma un prerequisito che ognuno di noi deve avere. Poi ha concluso con l’antimafia. “Essa ha detto –rivolgendosi ai ragazzi- è per molti soggetti un business e c’è gente che va in televisione continuamente senza averne i titoli. Essa deve essere praticata con sobrietà e nel silenzio e bisogna guardarsi da certi integralisti duri e puri che sono i più pericolosi. Ai giovani –ha detto concludendo- siate sempre voi stessi e agite sempre nel solco della legalità”.

Rino Caltagirone

Fabio Venezia durante il suo intervento Il pubblico alla presentazione di Mafia Balorda