Cultura e Società

Quel 2 giugno di settant’anni fa a Valguarnera

Quel 2 giugno di settant’anni fa anche Valguarnera andò al voto come il resto d’Italia per scegliere tra monarchia e repubblica con il referendum istituzionale. Ma, diversamente dalla stragrande maggioranza degli altri comuni meridionali, con 3.672 voti contro 3.033 manifestò sin da subito la sua netta fede repubblicana. Persino Enna, patria del grande repubblicano Napoleone Colajanni, suffragò largamente la monarchia, mentre il «continentale» paese di Martoglio e dei buzzurri contadini di Lanza si orientò sulle stesse percentuali di voti registrate in campo nazionale. «Traeva origine da quell’evento elettorale – scrive Francesco Giarrizzo nei suoi libri di storia locale – una tradizione che avrebbe visto riflettere e talvolta anticipare a Valguarnera le motivazioni morali, le scelte ideali, le intuizioni politiche che caratterizzeranno tanti momenti dell’Italia libera e democratica». Sarà così nelle successive elezioni del ’48 e del ‘53, nella formazione della prima maggioranza di centro-sinistra del ’61 (adottata subito dopo alla Regione e poi a Roma), nei referendum sul divorzio del ’74 e sull’aborto del ’81.
Per i valguarneresi del dopoguerra la politica, annichilita da vent’anni di regime, fu riscoperta e praticata con saggezza e maturità già nelle elezioni del primo Consiglio comunale del 24 marzo 1946. E il 2 giugno successivo il giudizio contro la monarchia fu netto. I Savoia, legatisi al regime fascista di cui condivisero le scellerate responsabilità, furono bollati senza appello al referendum. E a dicembre dello stesso anno il loro ricordo fu cancellato completamente con il cambio della denominazione di tutte le strade e piazze del paese che portavano nomi riconducibili alla dinastia sabauda. A partire dalla descrizione di questi segni d’intensa partecipazione civile e politica Francesco Giarrizzo rievocò nelle sue pagine la storia repubblicana del suo paese, augurandosi, come scrisse, la «concreta prospettiva di miglioramento delle condizioni culturali e sociali di Valguarnera». Chissà cosa direbbe oggi!
Salvatore Di Vita