Scuola e Università

Insegnanti della provincia di Enna protestano davanti il provveditorato di Catania

Anche una delegazione di insegnanti della provincia di Enna, martedì mattina ha preso parte a Catania alla manifestazione di protesta che si è svolta davanti la sede del provveditorato agli studi etneo. I docenti della scuola primaria e secondaria inferiore, hanno protestato contro i trasferimenti di massa al Nord, stabiliti nei giorni scorsi dal cervellone elettronico del Miur, in base ai calcoli di un algoritmo la cui funzionalità e trasparenza è stata messa fortemente in discussione da insegnanti e sindacati. Migliaia di trasferimenti nelle scuole del Nord Italia, lì dove abbondano i posti, <<anche i virtù- dicono gli stessi insegnanti- di ore di lavoro superiori a quelle delle nostre scuole>>. Ma oltre alla palese disparità nella funzionalità della scuola italiana, i docenti denunciano il fallimento empirico dell’algoritmo del Miur. <<E’ un algoritmo- affermano- che non ha rispettato l’ordine di punteggio>>. In base a questa tesi gli insegnanti chiedono l’annullamento dei trasferimenti le cui cifre (nonostante le smentite del Miur e del governo Renzi), sono da capogiro. Solo in Sicilia, infatti, sono circa 5mila i docenti che dovranno fare le valige. <<Un esodo di massa- denunciano gli insegnanti- che, oltre a scombussolare le nostre famiglie, impoverisce ulteriormente l’Isola che dal prossimo mese di settembre dovrà fare a meno di 5mila stipendi. In  pratica- aggiungono- è come se chiudesse i battenti la più grande delle fabbriche siciliane>>. I docenti ennesi, ieri hanno unito le forze con i colleghi della provincia di Catania, convinti a non fermarsi, nonostante le rassicurazioni del vice ministro alla Pubblica Istruzione, il palermitano, Davide Faraone, che ogni giorno, tentando di fare sbollire la rabbia dei docenti, annuncia provvedimenti che dovrebbero attenuare questa emorragia di posti di lavoro dal Sud al Nord. Ma nel frattempo sono anche partite le azioni legali contro il Miur, con i docenti che denunciano i propri casi personali. Storie di punteggi che non coincidono e diritti non riconosciuti. Come nel caso dell’insegnante ennese, Candida Schembari che con un figlio disabile ed il marito invalido è stata trasferita, prima a Cagliari e adesso a Treviso e anche quest’anno, quindi, dovrà fare le valigie.  Tutti in un pentolone che sotto il sole d’agosto bolle pericolosamente e che non promette nulla di buono nemmeno con l’arrivo dell’autunno e l’inizio della scuola. Quella “Buona Scuola”, voluta dal governo Renzi con la legge 107 e che, invece, si sta rivelando l’ennesima riforma fallita.