Scuola e Università

Migliaia di insegnanti siciliani “Deportati” al Nord, pochi gli intenzionati a partire

L’incubo è divenuto realtà. Per migliaia di insegnanti siciliani è arrivata la “Deportazione di Stato”. Per metterla in atto nessuna legge razziale ma la tanto sbandierata Legge 107, definita “La Buona Scuola”, concepita e voluta dal governo Renzi. Il cervellone del Miur, dopo imbarazzanti intoppi e ritardi, ha vomitato gli elenchi dei trasferimenti dei docenti su scala nazionale. E’ stata una mattanza! Pochi posti in Sicilia, accaparrati da chi da anni fa la gavetta al Nord; migliaia, invece, le partenze per le regioni al di sopra di Roma. A nulla, ,quindi sono valsi gli appelli al buon senso; alla tutela di chi ha una famiglia con marito e figli e che appena qualche mese addietro, dopo decenni di precariato, aveva ottenuto l’immissione in ruolo. Imbarazzante anche il pressapochismo dei sindacati (soprattutto quelli confederali), che hanno dovuto calare la testa dinanzi ai diktat del governo e del ministro Giannini e del suo vice, Davide Faraone. Ed è proprio sul vice ministro palermitano del Pd e delfino di Matteo Renzi in Sicilia, che le migliaia di docenti puntano il dito, convinti che proprio lui, da siciliano, avrebbe dovuto evitare questa deportazione. Forti dubbi sulla regolarità della definizione degli elenchi da parte del cervellone elettronico del Miur, con la Cisl che denuncia innumerevoli e grossolani errori nell’assegnare gli insegnanti in ognuno dei 100 ambiti territoriali scolastici in cui è stata suddivisa l’Italia della “Buona Scuola”. Ma pochi sembrano intenzionati a partire. Per questo, soprattutto al Nord, si prevede un inizio d’anno scolastico alquanto turbolento, contrassegnato da cattedre vuote. <<A conti fatti- dicono alcuni docenti trasferiti in Lombardia- non conviene. Dobbiamo lasciare le nostre famiglie in Sicilia, con un mutuo casa da pagare, per andare ad affittare un monolocale, lì dove siamo stati trasferiti, al costo di 600 euro mensili>>. Tanti aspettano l’ultima ancora di salvezza, rappresentata dalle assegnazioni provvisorie che consentirebbero di rimanere per un altro anno scolastico nei propri territori. Si farebbe melina, per poi attendere correzioni, da più parti volute e proposte, ad una legge che sta sconquassando migliaia di famiglie. C’è pure chi pensa ad un anno di aspettativa <<e se poi le cose non cambiano, la rinuncia ad un posto di lavoro che abbiamo ottenuto con decenni di precariato, sballottati da una scuola all’altra, senza stipendi per mesi e considerati sempre i “supplenti”>>.

Arcangelo Santamaria