Cultura e Società

San Cristofero ieri… e oggi.

Si sono appena spente le luci della festa,è già giorno 26 Agosto 2016.
Il di’ che si è appena concluso per il resto del mondo è una normalissima giornata di fine estate, ma per i valguarneresi no!
Noi abbiamo sempre aspettato con trepida attesa “San Cristofll”!
Ricordo che da bambina era l’unica sera in cui si poteva passeggiare per via S.Elena fino a tardi incontrando gente che non vedevi da tempo o che ,magari, non riconoscevi perche agghindata a festa!
Si comprava sempre qualche ninnolo nelle bancarelle allestite, straordinariamente, per i giorni di festa.
Le ragazze che avevano il fidanzato non paesano, per l’occasione, lo esibivano orgogliose tenendolo stretto al braccio.
Gli adulti, dopo giorni di spesa e un succulento pranzo, uscivano per la processione e per godere dei fuochi d’artificio finali.
Era un classico, mentre si rientrava a casa, incontrare gli emigrati al Nord o all’estero già in tenuta da viaggio con le macchine cariche di valigie.
Perché San Cristofero non rappresentava solo la fine dell’estate ma, per molti, la fine delle sospirate vacanze.
Si festeggia ancora il Santo Patrono, ma tutto ha un sapore diverso, un retrogusto amaro.
I boati dei fuochi fanno sobbalzare il cuore sempre più vuoto, più melanconico.
Sono cambiati i tempi, è cambiato il nostro paese, siamo cambiati noi che lo abitiamo,o quel che resta della gente che lo abita.
Centinaia di paesani non devono tornare a cucire , a stirare o a confezionare abiti perchè le fabbriche non ci son più.
Dovranno piuttosto pensare a come andare avanti per sostentare la famiglia e se è il caso o meno di lasciare il paese.
I ragazzini che incominciavano a comprare quaderni, libri,e cartelle sono sempre meno e di scuola media ne è rimasta soltanto una.
Per molti insegnanti si avvicina sempre più la data in cui dovranno salutare disperati i loro figli e salire su un aereo che li porterà dove un algoritmo li ha assegnati.
Gli anziani e gli ammalati dovranno fare i conti con i disservizi che via via si sono sempre più acutizzati.
Certo, era popolato in queste sere di festa il mio paese ma quanti sorrisi amari erano stampati sui volti della gente che applaudiva?

Stefania Avola