Cronaca e Attualità

Anche donne e uomini senza colore politico al comizio del NO al protocollo d’intesa con gli Arabi

«Una sparuta opposizione persegue lo scopo di alimentare un clima di odio». Comincia così una lettera del sindaco Francesca Draià iniziata a circolare nel web durante il comizio organizzato in via Sant’Elena dai comitati per il «NO alla moschea» di Valguarnera e Piazza Armerina supportati da un pubblico per nulla sparuto e per niente malevolo, fatto da centinaia di cittadini interessati alle vicende della cultura islamica che si dovrebbe riscoprire nei comuni interessati dall’«accordo d’intesa» sottoscritto dai sindaci Lacchiana e Miroddi e dalla stessa Draià.
Un popolo variegato in cui spiccavano tante donne e uomini non politicizzati, delusi dall’esito dello scorso consiglio comunale dove la maggioranza Pd che fa capo al sindaco ha respinto la mozione con cui l’opposizione de l’Altra Voce chiedeva l’invalidazione di quell’accordo. «È stata la riaffermazione della volontà di procedere – dicono gli oratori – altrimenti non avrebbe senso mantenere in vita un protocollo giudicato poco più che carta straccia dagli stessi proponenti».
Presentati da Pippo Catalfamo del comitato cittadino locale, hanno parlato Arcangelo Santamaria e Fabrizio Tudisco, per i comitati del «NO» di Valguarnera e Piazza Armerina, e Carlo Garofalo, coordinatore dei comitati cittadini ennesi. Gli oratori hanno illustrato i vari passaggi che hanno portato all’intesa con i sauditi, argomentando ampiamente sulle preoccupazioni del vasto comprensorio territoriale coinvolto e annunciando nuove iniziative con un altro comizio ad Aidone, in atto il più silente dei comuni interessati.
Illustrate anche due interrogazioni parlamentari avanzate alla Camera dei Deputati da Ignazio La Russa e al Senato della Repubblica da Ornella Bertorotta. Quest’ultima – senatore catanese del Movimento 5 Stelle – si rivolge ai ministri dell’Interno e dei Beni culturali per sapere se «intendono attivarsi presso l’Amministrazione interessata affinché non venga dato seguito al suddetto protocollo che altera l’assetto culturale, politico e religioso del territorio perché edificare una moschea in un’area che oltretutto non presenta una concentrazione di fedeli musulmani tale da giustificare la sua messa in opera, significherebbe prevedere un flusso di persone imprecisato che desterebbe preoccupazione anche per possibili infiltrazioni di natura terroristica e della prossimità ai centri di accoglienza come quello di Mineo a soli 50 km dall’area interessata dagli interventi. Chiedono inoltre di sapere quali iniziative intenda assumere il Governo per assicurare il controllo dei finanziamenti utilizzati per sovvenzionare i luoghi di culto islamici».

Salvatore Di Vita