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Non cala l’attenzione della cittadinanza sulla ristrutturazione del Poliambulatorio, ma la mozione di diffida all’Asp viene respinta dalla maggioranza

«Istituisco per mio erede universale in tutti i miei beni urbani e rusticani, crediti, azioni, depositi, tranne dei legati superiormente disposti, l’ente morale Ospedale civico … Inibisco all’amministrazione dell’ente Ospedale la vendita delle mie terre, volendo che fossero conservate in natura e col reddito provvedere agli scopi di beneficenza superiormente stabiliti». Tanto scriveva nel suo testamento il sindaco Sebastiano Arena, illustre medico e filantropo che sul finire dell’Ottocento fondò il piccolo nosocomio del paese in quegli stessi locali oggi divenuti «Poliambulatorio Sebastiano Arena».
Il nome del benefattore resiste nella titolazione della struttura ma non le sue intenzioni, giacché le sue terre sono state comunque vendute e i proventi incamerati nel calderone della sanità pubblica nel frattempo sopravvenuta. Adesso ci vogliono i soldi per eseguire quegli urgenti lavori d’adeguamento per cui il poliambulatorio è stato inaspettatamente chiuso già da aprile di quest’anno a seguito d’un verbale d’accertamento negativo sulla struttura.
Nel frattempo i servizi sanitari inizialmente sospesi sono stati riattivati (dopo una sollevazione delle forze politiche e sociali) in locali presi in affitto nella contigua residenza del Boccone del Povero. Temporaneamente, si dice. Ma la provvisorietà senza programmazione si sta trasformando in problematicità perché non c’è sentore d’alcun progetto di manutenzione straordinaria dell’immobile che, nell’abbandono, continua a degradare. Si parla di riattare il solo piano terra del fabbricato, ma non c’è certezza sui tempi dell’intervento. E la disponibilità dalle suore è a termine, difatti con un avviso pubblico del luglio scorso l’Asp ha avviato la ricerca di ulteriori locali da affittare per i servizi sanitari e amministrativi.
«Cosa intende realmente fare l’Azienda sanitaria oggi proprietaria del poliambulatorio?», si chiede insistentemente la cittadinanza. La domanda è approdata in Consiglio comunale con una mozione del gruppo di minoranza «l’Altra Voce per Valguarnera» che ha proposto una diffida nei confronti dell’Asp affinché con i soldi ricavati dalla vendita dei beni di Sebastiano Arena o con la contrazione di un mutuo provveda a finanziare l’intervento di ripristino. La mozione, passata ai voti, è stata respinta dalla maggioranza Pd che nel corso del dibattito ha reso noto l’avvio «di un’interlocuzione con l’Asp per trovare una soluzione definitiva, ma bisogna dargli tempo».
«Di un’interlocuzione propositiva con l’Asp non ho notizia – afferma Carlo Garofalo, coordinatore provinciale dei comitati cittadini –. Abbiamo indirizzato una nota alle autorità, ricevendo per ora solo una rassicurazione dalla prefettura circa la ripresa dei servizi. Di soluzione definitiva e di progetto per il ripristino del “Sebastiano Arena” non se ne parla».

Salvatore Di Vita