Cultura e Società

Sp4, quella strada fortemente voluta dai politici alla fine degli anni 60

Al contrario di quel che accade oggi nell’esecuzione dei lavori pubblici, ci vollero pochi anni per decidere, progettare e realizzare la Sp 4, quella strada a scorrimento veloce che dal bivio Mulinello, passando per Valguarnera, porta al bivio Furma-Grottacalda per proseguire verso Piazza Armerina.
L’occasione fu data dalla soppressione per ragioni economiche della tratta a scartamento ridotto che a Dittaino incrociava la ferrovia Palermo-Caltania consentendo a merci e passeggeri di raggiungere agevolmente i maggiori centri dell’isola e il Continente.
In alternativa al comodo trasporto su rotaia esisteva un’unica strada stretta e tortuosa del tutto insufficiente al crescente movimento veicolare di quegl’anni. E con la soppressione della ferrovia si faceva concreto il rischio d’emarginazione socio-economica di un vasto comprensorio. «Fu uno dei problemi più seri degli anni Sessanta – scrisse lo storico locale Francesco Giarrizzo – a cui le forze politiche della provincia seppero reagire con oculatezza e unità d’intenti». Con un documento ufficiale siglato a Valguarnera il 27 settembre 1965, piuttosto che insistere nel rivendicare il costoso mantenimento della ferrovia, chiesero come adeguata contropartita la realizzazione di una strada a scorrimento veloce. Su quelle basi la Giunta provinciale con propria deliberazione del 1 ottobre poté avanzare formale richiesta di finanziamento in tutte le sedi competenti. Ma poiché le cose procedevano a rilento, «il 26 maggio 1966 tennero convegno a Valguarnera i presidenti della Provincia e della Camera di Commercio di Enna, diversi assessori provinciali e gli amministratori dei comuni di Aidone, Piazza Armerina e Valguarnera». I convenuti diedero mandato all’assessore provinciale Mario Mazzaglia, al sindaco di Valguarnera Giuseppe Picone e all’assessore comunale Salvatore Mineo affinché sostenessero la delicata questione («che – si disse – lascia temere anche per l’ordine pubblico») a Roma, al Ministero dei lavori pubblici.
Intanto, il 5 ottobre 1966, a seguito di un’alluvione che spazzò via quattro chilometri di linea, il servizio venne sospeso e sostituito con autocorriere fatiscenti e insicure. Temendo la pretestuosa dismissione definitiva della tratta ferroviaria, nacque un forte movimento di ribellione animato dalle centinaia di studenti che viaggiavano giornalmente per Piazza (come accade ancora oggi). Ed a seguito di una grande manifestazione cui prese parte tutta la popolazione, il sindaco Picone telegrafò alle massime autorità paventando disordini. Riparati i danni, i treni ripresero le corse rifermandosi più in là ancora per un anno e definitivamente l’11 luglio 1971.
Nel frattempo il progetto della superstrada era andato avanti e il 13 aprile 1970 la classe politica provinciale presenziò orgogliosamente all’apertura della galleria Grottacalda (vedi foto).
Oggi quella strada, di assoluta importanza perché fa parte dell’asse viario Nord-Sud che attraversa l’isola intersecando l’A19, versa nel più completo abbandono. Fatta salva l’annosa riduzione della frana adiacente la galleria anzidetta, non si eseguono interventi manutentivi di alcun tipo. La sede stradale è dissestata in più punti, non c’è traccia di segnaletica orizzontale e il viadotto Mulinello potrebbe essere interdetto al traffico per problemi di staticità (e stavolta non ci sarebbe a soccorso alcun by-pass praticabile). Un tentativo di cederla all’Anas qualche anno fa è andato a vuoto. E adesso, specie con l’evanescenza dell’ente proprietario della strada, torna forte il timore dell’isolamento territoriale.

Salvatore Di Vita