Cronaca e Attualità

La drammatica inarrestabile decrescita di Valguarnera.

«Tempo addietro il Canale era pieno di gente come la Vucciria di Palermo. Da lì la mattina partivano gli autobus per la miniera, gli operai della fabbrica di mattoni dei Ficarra, quelli della forestale, gli operai della fabbrica di fiammiferi, i muratori e gli artigiani che si avviavano nei numerosi cantieri del paese. E c’erano tantissimi manovali e braccianti giornalieri che aspettavano e trovavano la chiamata». Sono i ricordi di Alfonso Rizzo, un anziano sindacalista che raccontava queste cose durante un’intervista concessami per la stesura di un libro.
Oggi quel centralissimo crocevia di strade appare spesso quasi deserto, vi soggiornano solo pochi anziani, qualche crocchio di sfaccendati, gli astanti frettolosi dei pochi negozi e dei bar e di una sala scommesse. Nella tarda serata c’è un po’ d’animazione in un locale frequentato da giovani, spesso in procinto di far le valige al pari dei più grandicelli che già sono partiti.
Il Canale è dunque l’indizio dell’inarrestabile decrescita che sta interessando Valguarnera, un fenomeno sin qui sottaciuto e ampiamente sottovalutato e che ora si sta prospettando in tutta la sua drammaticità.
Volendone cogliere i numeri, basta guardare all’anagrafe l’andamento della popolazione residente, in continuo e inesorabile calo (7.750, l’ultimo dato del 2017); del saldo tra i nati e i morti, sempre a favore dei secondi; degli iscritti alla scuola materna negli ultimi anni, costantemente in diminuzione. Ecco, stanno sparendo i bambini, non si fanno più figli perché le coppie giovani vanno via in cerca di lavoro; perché il lavoro di oggi, quando c’è, è talvolta mortificante, non dà dignità e non consente di progettare un futuro. E quelli che l’occupazione ce l’hanno e rimangono in paese, di bambini ne fanno al massimo uno, perché oltre le difficoltà economiche e l’assenza di tangibili politiche per la famiglia, ci sono ragioni socio-culturali. Vi sono sempre priorità altre: continuare gli studi in altre città, viaggiare, consolidare la posizione, pensare alla carriera, divertirsi. E non ci si può rovinare la vita con i pensieri e le preoccupazioni continue originate dai figli.
Ma denatalità, cultura ed economia sono categorie fortemente compenetrate tra loro e gli squilibri che vi si vanno ingenerando, specie nei comuni dell’entroterra isolano, producono effetti concreti nell’abbandono e desertificazione di intere aree urbane e rurali. Ovvero processi di involuzione territoriale gravissimi, di cui ancora non si prende coscienza e avverso i quali non si percepiscono particolari reazioni da parte della politica e delle istituzioni.

Salvatore Di Vita