Salute e benessere

Birra e vino al glifosato: ecco le marche che contengono pesticidi

Vi siete mai chiesti se gli alimenti che acquistate solitamente contengano residui dei trattamenti chimici effettuati sulle materie prime?
Se leggete l’articolo della giornalista Donatella Trunfio sul magazine GreenMe.it, che pubblico integralmente sotto, vi renderete conto dell’importanza di farsi delle domande.

Birra e vino al glifosato e purtroppo non è una novità. Un nuovo studio conferma quello che già sapevamo, le famose bevande bevute in tutto il mondo, contengono tracce del pesticida Roundup della Monsanto, più volte sotto accusa perché potenzialmente cancerogeno.
Nell’attesa di studi indipendenti che abbiano a cuore la salute dei cittadini e non gli interessi delle lobby, continuano le ricerche che vanno ad analizzare svariati alimenti per capire cosa effettivamente ogni giorno ingeriamo.
Non possiamo vivere nel terrore che ogni cosa faccia male alla nostra salute, ma essere informati è importante, perché solo le nostre scelte consapevoli, possono cambiare la situazione, in fondo l’andamento del mercato dipende proprio da noi.

Tracce di glifosato sono state trovate in 20 birre e vini che ogni giorno troviamo a tavola. Lo studio è stato condotto dal gruppo US PIRG , che ha trovato l’erbicida in 19 dei 20 marchi di vino e birra testati.
La pubblicazione dello studio coincide con l’inizio del primo processo federale contro Monsanto e Bayer che sta indagando la correlazione tra il glifosato e l’insorgenza del cancro.

“Questa sostanza chimica potrebbe rivelarsi un vero rischio per la salute di tanti americani, ed è giusto che ognuno sappia che è presente in molte delle loro bevande preferite”, dice Kara Cook-Schultz, autrice dello studio e direttrice degli US PIRG Toxic.

Birra e vino al glifosato, le marche

La bevanda con la più alta concentrazione di glifosato era Sutter Home Merlot, 51,4 parti per miliardo (ppb). Famose marche di birra come Coors Light, Miller Lite e Budweiser avevano tutte una concentrazione superiore a 25 ppb.

I risultati completi dello studio, dalla concentrazione di glifosato più alta a quella più bassa in ppb:

Vini al glifosato

1. Sutter Home Merlot: 51,4 ppb
2. Beringer Founders Estates Moscato: 42,6 ppb
3. Cabernet Sauvignon: 36,3 ppb
4. Inkarri Malbec, certificato biologico: 5,3 ppb
5. Frey Organic White White: 4,8 ppb

Birre al glifosato

1. Birra Tsingtao: 49,7 ppb
2. Coors Light: 31,1 ppb
3. Miller Lite: 29,8 ppb
4. Budweiser: 27.0 ppb
5. Corona Extra: 25,1 ppb
6. Heineken: 20,9 ppb
7. Guinness: 20,3 ppb
8. Stella Artois: 18,7 ppb
9. Ace Perry Hard Cider: 14,5 ppb
10. Sierra Nevada Pale Ale: 11,8 ppb
11. New Belgium Fat Tire Amber Ale: 11.2 ppb
12. Sam Adams New England IPA: 11.0 ppb
13. Stella Artois Cidre: 9.1 ppb
14. Lager organic di Samuel Smith: 5,7 ppb

L’unica bevanda testata che non contiene il glifosato è l’IPA di Peak Beer Organic. Analizziamo adesso i dati. Ovviamente secondo la Bayer i dati sarebbero al di sotto dei limiti di sicurezza fissati dall’EPA.
Diversamente la pensano gli autori dello studio che tengono a precisare che il fatto che i livelli di glifosato siano inferiori a quelli stabilita dall’Epa, non significa che non possano esserci ripercussioni sulla salute.

“E’ possibile che anche bassi livelli di glifosato possano essere problematici. Ad esempio, in uno studio, gli scienziati hanno scoperto che una sola parte per trilione di glifosato ha il potenziale per stimolare la crescita delle cellule del cancro al seno e disturbare il sistema endocrino”, dice lo studio.

Più recentemente, uno studio pubblicato a febbraio ha scoperto che le persone esposte al glifosato avevano il 41% in più di probabilità di sviluppare il Linfoma di Hodgkin. Ricordiamo la causa del giardiniere Dewayne Johnson.

“A causa dei molti rischi per la salute e della sua natura onnipresente nei nostri alimenti, in acqua e alcol, l’uso del glifosato negli Stati Uniti dovrebbe essere vietato fino a quando non verrà dimostrato che è sicuro”, conclude lo studio.

(Tratto dal magazine GreenMe.it – articolo di Donatella Trunfio)

Angelo Lamartina