HB STORY DAY di Annamaria Barone

Frati Capuccini 2^ parte

Care amiche e amici

Felice giorni di maggio!
Maggio è un bel mese, la primavera è praticamente ovunque – finalmente !!
Quando ero una bambina nelle scuole delle suore dove ho trascorso le elementari abbiamo sempre festeggiato il primo maggio e sempre festeggiato la festa della Mamma ( la mia bella mamma).
Nel convento era praticamente una vera reggia di sapienza e benessere
le suore ci insegnavano tutto a gradi. Le applicazioni tecniche erano moltissime e divertenti, lo studio era la primarietà e dopo arrivava la manualità, la fantasia, dal canto musica preghiere, al cucire le cose basilari come fare un orlo, attaccare un bottone, cucinare anche questa una bella pratica molto semplice dalla scelta delle pietanze dalla preparazione  pulire tagliare e cuocere tutto aveva una sua preparazione
bellissimi momenti anche con la sezione dolci. Ho imparato a fare la torta di mele ed altre torte.
Maggio con la festa della mamma era molto importante scegliere un regalo da realizzare e da presentare con una poesia che accompagnava il presente da donare alla nostra mamma
Bellissimi ricordi… ed ancora ben tenuti i regali fatti con le mie mani, tipo un anno realizzai una collana con perline e cristalli di 3 colori ambra lilla verde una splendida tonalita un altra volta era una cornice di conchiglie una mia passione le conchiglie, …tanto piaciuti alla mamma.
Un piccolo pensiero oggi va anche alle suore!
Un Grazie all’insegnamento delle Suore alla loro grazia, preparazione, forza. determinazione (super organizzate) che da sempre  aiutano insegnano le persone Grandi e piccoli a vivere meglio con la Gioia nel cuore!
Quando poi sono diventata adulta la festa della mamma l’abbiamo sempre festeggiata con una splendida giornata magari anche a visitare qualche città d’arte oppure un bel pranzo con fiori e regalo Sempre !
Viva la mamma !
Spero che questo maggio abbia un ottimo inizio per tutti Voi
con affetto
HB  Annamaria Barone
…Ecco la storia che voglio raccontarvi questo mese.

Frati Cappuccini 2^ parte

Un momento difficile fu nel 1542 quando il vicario generale dell’Ordine Bernardino Ochino aderì alla Riforma protestante.

Papa Gregorio XIII, nel 1574, permise all’Ordine di insediarsi in “Francia e in tutte le altre parti del mondo e di erigervi case, luoghi, custodie e province, autorizzandone, nei fatti, la diffusione al di fuori d’Italia.

Nel XVI secolo i cappuccini poterono contare su circa 14.000 frati e su quasi 1000 conventi. I numeri dell’ordine aumenteranno ulteriormente tra il 1600 e la metà del Settecento.

I frati, infatti, arriveranno a 34.000 ed i conventi a 1700. Questi furono, del resto, anche gli anni in cui l’Ordine modificò, o meglio, perfezionò alcune sue caratteristiche iniziali. Pur mantenendo fede al voto di povertà radicale, i cappuccini si erano andati dimostrando ottimi predicatori e questo, visti anche i rapporti iniziali con il ramo conventuale, portò ad una “conventualizzazione”. Questo processo fu inoltre sostenuto anche dalla Santa Sede, che in quegli anni spinse gli ordini religiosi a sopprimere i conventi minori o troppo piccoli, convinta che dando vita a realtà più grandi queste potessero essere meglio controllate.

Gli iniziali piccoli scaffali di libri divennero vere e proprie biblioteche, necessarie per assicurare una buona formazione di predicatori. Per comprendere il ruolo dell’ordine in questo secolo e mezzo, basti pensare che Alessandro Manzoni sceglierà proprio un cappuccino, fra’ Cristoforo, per opporsi a don Rodrigo, nei suoi Promessi Sposi. Un capolavoro di letteratura italiana

I cappuccini furono molto attivi anche nelle missioni: per esempio, come riferisce Pellegrino da Forlì, l’arcidiocesi indiana di Agra fu affidata ai confratelli del suo ordine fin dal 1703

Dalla seconda metà del Settecento alla fine del 1800, l’ordine visse un momento di crisi. Basti pensare che tra il 1787 ed il 1847 non si tenne il capitolo generale dell’ordine, l’assemblea generale di tutti i responsabili delle province in cui quest’ultimo era suddiviso. Queste difficoltà furono dovute più a motivazioni politico-sociali che religiose.

La Rivoluzione francese e le esperienze simili in altri stati europei portano alla soppressione i conventi ed anche di intere province. Altrettanto si può dire per l’Italia di fine Ottocento, dove la legge delle Guarentigie privò gli ordini religiosi di molti beni ed addirittura dei conventi. A ciò, però, si accompagnò una più consapevole opera missionaria, soprattutto nelle Americhe, dove l’Ordine crebbe con molta facilità.

Nonostante le difficoltà agli inizi del Novecento i cappuccini erano circa 9.500 ed alloggiavano in oltre 600 case. Il capitolo generale del 1884 aveva del resto deciso di riacquistare molti dei conventi che erano andati perduti nel corso del secolo precedente e venne approvata una nuova regola. La precedente era del 1643. Il XX è stato, un po’ per tutti gli ordini religiosi, il secolo del ritorno alle origini e dell’apertura alle novità del mondo contemporaneo. Basti pensare al Concilio vaticano II e l’invito rivolto a tutte le comunità religiose a riscoprire le ragioni originarie del proprio carisma. I cappuccini non sono stati esenti dalla crisi di vocazioni, che ha colpito la Chiesa cattolica in Europa e nel Nord America negli anni ’60 ed ’80. Ciò nonostante i cappuccini restano uno degli ordini più grandi e diffusi della Chiesa cattolica.

I cappuccini, fin dalle origini del loro ordine, si segnalarono per un attaccamento particolare nei confronti della preghiera e per la cura dei poveri e degli ammalati. L’ordine crebbe rapidamente sia in dimensioni che in popolarità, vista la sua tendenza di imitare la vita di Gesù così come descritta dai Vangeli. Questi differenti approcci erano spesso complementari con le missioni nelle zone di campagna servite poveramente dalle esistenti strutture parrocchiali, sopperendo ai bisogni dei fedeli in mancanza di un clero efficacemente preparato. Caratteristica è proprio la loro vicinanza agli ultimi delle città e delle campagne, adottando uno stile omiletico semplice e impregnato di quotidianità

Ministro Generale Ordine Francescano

L’ordine è diviso in province, vicarie, custodie, fondazioni missionarie e conventi

Il governo di tutto l’ordine è affidato a un ministro generale assistito da un vicario-procuratore generale, sette definitori e vari segretari; le province sono rette da un ministro provinciale assistito da un vicario, un segretario provinciale e un numero variabile di definitori; le vicarie sono governate da vicari assistiti da un provicario e da alcuni definitori; i conventi sono retti da un guardiano assistito da un vicario e, in certi casi, da alcuni discreti. Il mandato del ministro generale e di quello provinciale è di sei anni, quello delle altre cariche è triennale. Ministri generali e provinciali e vicari sono superiori maggiori.

Nel 2013 è stato eletto ministro generale lo statunitense Michael Anthony Perry.

Il potere supremo dell’ordine risiede nel capitolo generale che si riunisce ogni sei anni; i capitoli provinciali e quelli delle vicarie si riuniscono triennalmente e i capitoli conventuali vengono celebrati mensilmente.

Il ministro generale dell’ordine risiede a Roma, nel convento presso la chiesa di Santa Maria Mediatrice.[2] In precedenza la sua sede era presso la basilica di Santa Maria in Aracoeli, affidata ai francescani da papa Innocenzo IV nel 1250, passata agli osservanti nel 1444 e divenuta loro sede generalizia nel 1517: rimase tale fino al 1886 quando il convento venne in gran parte abbattuto per far posto al Vittoriano.