Riceviamo e pubblichiamo

Omaggio ai grandi assenti del nostro paese

Cara Redazione,

sono da poco rientrato dalla classica settimana ferragostiana che un po’ di aria di casa e famiglia regala a tanti di noi che non viviamo più in paese. E quanta è stata grande la “sorpresa” nel constatare che la nostra Valguarnera, in tema di tutela del verde pubblico, è pressoché rimasta ferma all’anno zero.

Mentre il Pianeta brucia e Paesi come l’Etiopia si vantano di aver piantato 350 milioni di alberi in un giorno soltanto, il tasso di, passatemi il termine, “deforestazione” a Valguarnera è pari solo a quello del Brasile di Bolsonaro (che, per chi non lo sapesse, ha dichiarato “L’Amazzonia non é patrimonio dell’umanitá, ma del mio Paese” e nel solo luglio ha aumentato il tasso di disboscamento del 270% circa)!

Facciamo un giro per gli angoli del nostro paese e andiamo a ricordare i grandi assenti. Mi permetto di rimarcare che gli alberi che cito sono (stati) presenti a Valguarnera da almeno metà degli anni ‘80, anni cui risalgono i miei primi ricordi infantili; non credo quindi che, improvvisamente, fra il 2018 e il 2019, tutti essi siano diventati pericolanti, instabili e che le loro radici abbiano dall’oggi al domani danneggiato il manto stradale, impedendo parcheggi e viabilità. Inoltre, sono del parere che gli alberi, soprattutto in un centro abitato, necessitino di manutenzione, ma fatta con buon senso e con capacità.

Ecco quindi un omaggio alla memoria: i pini della Pirrera; i pini di piazza Tuttobene (rami si spezzano a causa di un temporale? Tagliamo 3 alberi per mettere in sicurezza tutto il quartiere); il cedro di fronte la Matrice; i cedri e gli altri alberi della Villa Vecchia, mai sostituiti; gli eucalipti al Macello (in tutti i sensi); le robinie alla scuola media; le robinie nella piazzetta vicino la posta. Potrei continuare, ma mi fermo qua. Molto probabilmente gli abbattimenti indiscriminati sono stati eseguiti dopo le perizie e l’ok dei biologi, degli agronomi e dei periti forestali consultati in merito, di cui sarà possibile visionarne la documentazione.

D’altro canto, un cedro morto e rinsecchito in piazza Lanza fa invece bella mostra di sé già da un bel po’.

Per non parlare della qualità del verde pubblico in paese. Potature effettuate male, con tecniche che nel resto d’Europa farebbero rabbrividire i più esperti giardinieri, sono a Valguarnera all’ordine del giorno, col risultato che i pochi alberi rimasti non crescono, sviluppano tronchi nodosi e contorti, si gonfiano e gettano polloni dalla base, tramutandosi in spettri spelacchiati. Le aiuole rimaste vuote vengono prontamente cementificate, non sia mai a qualcuno venga in mente di effettuare delle ripiantumazioni, togliendo così posto a tavolini, sedie e parcheggi di fortuna.

Inoltre, ma questa è una bazzecola, le essenze impiegate non rispecchiano la composizione floristica naturale presente nel centro Sicilia, quindi non sono utili all’ecosistema della zona. Dettagli.

Quisquilie, si dirà. Valguarnera ha problemi ben più gravi. Un’emorragia di giovani. Una mancanza di occupazione. Un’economia che boccheggia. Vandalismo. Menefreghismo. Spettacoli equestri sull’unica pista di atletica. Vero, anzi verissimo.

Ma è altrettanto vero che altri paesi della provincia, che non se la passano tanto meglio di noi, sono, in confronto al nostro, delle bomboniere. Centuripe, ad esempio. Troina, Assoro, Aidone.

E vorrei ricordare anche che, nell’era dei social, delle foto su Instagram, delle comunicazioni via Facebook, un paese si presenta (ai turisti e non solo) soprattutto attraverso la cura dei piccoli dettagli. Come si può pretendere che “il popolo” (parola oggi così amata dai politici di tutti i livelli) senta qualcosa come propria, quando la trasandatezza gronda dall’alto?

Un libro, ahimè, si giudica anche dalla copertina.

Un saluto,
Antonio Speranza