Cultura e Società

Black, il bassotto aristocratico e il circolo dei “nobili”. Cucciuffo racconta gli anni 50 a Valguarnera

Tutte le mattine lo mandavano a prendere «La Sicilia» nello storico tabacchino delle sorelle Pavone. E lui diligentemente eseguiva portando il giornale al Circolo e non mancando lungo il tragitto di farsi una pisciatina nel contiguo ingresso della società dei Massari.
Era l’unico «nullatenente» che entrava nel circolo dei «nobili» senza pagare la retta mensile e senza essere mai disturbato giacché tutti lo volevano bene. Si chiamava Black, ed era il bassotto aristocratico dei fratelli Scoto. «Lo chiamavano così perché era di pelo nero, grassoccio, dal corpo allungato e le sopracciglia lo rendevano speciale perché di colore bianco, un vero aristocratico dai modi delicati e gentili. Non abbaiava mai, dava poca confidenza ed era educato come i suoi padroni, persone pacate, silenziose, bassine e rotondette».
Sono ricordi degli anni cinquanta riscattati dall’oblio da Carmelo Cucciuffo, un paesano dalla memoria fine che da Catania, dove vive, si cimenta nei social con aneddoti e storielle della sua giovinezza. Immagini gradevoli, che trovano riscontro negli anziani e favorevole accoglienza nei giovani che vedono i fatti di «ieri» cristallizzati in quelli dell’«oggi».
Giusto come «La Sicilia». Ancor’oggi come ieri, sigillata col lucchetto nelle stecchette a compasso per renderne più comoda la lettura (e preservarla dagli immancabili furbetti).
Cucciuffo racconta ancora che «la gente del paese chiamava la società in vario modo: circolo unione, di cultura, dei galantuomini, dei nobili, dei ricchi etc. Si entrava nei vasti locali attraverso la bussola che insieme all’intercapedine delle pareti che isolavano i muri, davano un’accoglienza calda d’inverno e fresca d’estate. Si giocava a carte e si parlava di politica. I giovani rampolli non disdegnavano la carambola, gli scacchi e qualcuno suonava anche il pianoforte. Durante la calura estiva i tavoli venivano allestiti nell’atrio interno dell’edificio e mentre i sociali giocavano a carte si godevano la frescura serale sino a mezzanotte. Ricordo gli applausi quando venivano eletti i presidenti della società, in particolare il dottor Giuseppe Cerri, persona colta e prodiga di consigli, e il dottor Antonino Scarlata, ultimo podestà di Valguarnera. Non mancò, nemmeno il giovane che per ore e ore parlava a distanza il linguaggio degli sguardi con la sua “capinera”. Nulla mancò – conclude Cucciuffo – e tutti vivevano in armonia».

Salvatore Di Vita