Cultura e Società

Sanremo 2020, il festival degli eccessi

Dacchè ne ho memoria non ricordo un Festival di Sanremo senza pettegolezzi, scandaletti e polemiche sulle scelte musicali, direttori artistici e vittorie.
Ciò che mi ha reso quasi insopportabile la visione dell’edizione 2020 è stato l’eccesso, e non è certo stata fra le conduzioni più brutte, anzi poteva essere una kermesse fra le” riuscite”; Fiorello accanto ad Amadeus ne è stato il valore aggiunto!
In un mondo in cui nulla più ci stupisce, paradossalmente, fanno notizia le vendette tra amici in mondovisione, il piccolo rigurgito d’isteria di Tiziano Ferro, stanco e assonnato, che lancia un hastag #fiorellostatezitto, degno della comarella al mercato della frutta. che hanno offuscato appeal, musica e buone e belle parole.
Tutto pane per le bocche voraci e i denti affilati di chi della tastiera e dei social ne ha fatto il contenitore dove riversare frustrazioni, rabbie, morbosità e arsenico.
Via libera ad articoli, articoletti, commenti e giudizi schieramenti e attese di vedere la svolta della farsa.
E gli artisti in gara? Ah già, era una gara canora! Quelli che hanno rispettato il mood del Festival di sempre, adeguandolo appropriatamente alla naturale evoluzione epocale, passati in sordina.
Una Tosca elegante, come Sanremo richiede, raffinata, voce armoniosa che canta della fine di un amore con delicatezza e poesia è stata oscurata da Bugo che abbandona sul palco Morgan che canta , invece, di quanto sia ingrato l’amico duettante, che si trova su quel palco solo grazie a lui!
Apriti web! Pioggia battente di post, foto, versioni e scuse, conferenze stampa incomprensibili e farse e farsette.
E i look delle donne in scena? E chi se li ricorda?
Offuscate totalmente dai trasformismi azzardati, ricercati, provocatori, certamente improbabili ma costosissimi (si è scomodata la maison Gucci) di Achille Lauro.
Occhi tutti puntati su di lui già dalla prima apparizione quando ha lasciato scivolare un mantello degno di Luigi XIV, restando sul palco in tutina in oro che poco lasciava all’immaginazione.
E poi i tempi, Amadeus! Una scaletta lunga, lunghissima, estenuante con orari non rispettati e gente addormentata.
Alla fine di tutto, delle liti, dei monologhi sulla vecchiaia che deteriora la bellezza, sulla libertà delle donne , e sul raggiungimento dei 40 anni d’età, viene proclamata vincitrice una canzone che non è niente male.
Almeno le nostre orecchie ascolteranno per un po’ una melodia piacevole e un testo apprezzabile!

Stefania Avola