Discariche a cielo aperto: “E’ come ricevere un colpo allo stomaco”
Spett.le Redazione
Leggo sempre con molto sconcerto ma anche con grande tristezza tutte quelle notizie che mettono in risalto la violazione se non addirittura l’oltraggio all’ambiente in cui viviamo. Gli articoli di stampa sulla SP88 denunciano l’ennesimo atto di violenza perpetrato ai danni del nostro territorio. Se ugualmente si percorre la SS117 bis, strada che porta ai mosaici di Piazza Armerina e ad Aidone, all’altezza del km 38 e 43, proprio là dove le piazzole di sosta costituiscono uno spazio vitale per gli automobilisti che necessitano di fermarsi, ci si accorge del numero impressionante di rifiuti di ogni tipo che giornalmente sembra moltiplicarsi, determinando il cambiamento dell’aspetto del territorio e lasciando comunque un’impressione negativa nell’immediata percezione di chi attraversa quei luoghi.
Tuttavia non è di questa strada statale che voglio parlare ma della SP8, una strada vicinissima al nostro paese, dove molti posseggono case di villeggiatura e non solo, percorsa da tantissimi compaesani che giornalmente raggiungono le loro campagne, nonostante mi sia stato detto che dovrebbe essere interrotta al traffico. Se la si percorre oltrepassando la zona detta “Valdinoce” alla prima curva si apre ai nostri occhi uno spettacolo orrendo e ripugnante che, ogni volta che lo vedo, è come ricevere un colpo allo stomaco. Una discarica a cielo aperto piena di rifiuti di ogni genere che sono stati depositati codardamente e spregiudicatamente in questo posto meraviglioso, dove lo sguardo si perde nella vallata sottostante fino a lasciarti intravedere la sagoma maestosa dell’Etna. Se cerchi un frigorifero stai certo che lì troverai la sua carcassa, come quella di computer dismessi oppure mobili fatiscenti. Non c’è che l’imbarazzo della scelta: dai sanitari, ai materassi passando per i rifiuti da demolizione fino ad arrivare a pneumatici di tutte le dimensioni. Fanno, inoltre, bella mostra di sé un numero impressionante di sacchi per la spazzatura dai colori più variopinti che sembrano paradossalmente ingentilire un paesaggio fortemente degradato.
Ogni volta che passo da lì spero che l’immondizia sia calata e invece aumenta e si sparge per effetto del vento, che ha fatto arrivare i sacchetti fino a quella che viene chiamata “casuzza ‘o re”o facendoli incastrare tra i rami degli alberi, dando l’idea di una nuova pianta, oppure ancora depositandoli vicino a una lapide che ricorda il decesso di una nostra concittadina, profanandone in questo modo la sua sacralità.
Mi chiedo perché mai la gente butti i rifiuti o li abbandoni in posti che non sono discariche, ma luoghi percorsi giornalmente da tanti agricoltori, gruppi di persone che socializzano facendo lunghe camminate e ragazzi che si sbizzarriscono con le loro biciclette. Chi sono questi cittadini incivili che senza scrupolo, incuranti del futuro dei propri figli, decidono di lasciare la pesante eredità di un ambiente inquinato fino a pregiudicarne la loro stessa esistenza?
Mi consola il fatto di sapere che, in un paese come il nostro, che si avvia quasi a diventare un paese fantasma, ci sia un gruppo di persone che, a fronte di tanta inciviltà, pensa di recuperare alcune zone urbane del nostro territorio piantumando alberi e ripulendo angoli del nostro paese affinché siano più vivibile, restituendoli alla fruibilità di tutti. A voi “sentinelle ambientali” va tutto il mio ringraziamento.
Infine, faccio un appello alle forze dell’ordine presenti sul territorio e ai nostri amministratori affinché accertino chi deve occuparsi della rimozione di questi rifiuti e della bonifica della zona circostante.
Ai miei concittadini, invece, un invito a rispettare, curare ed amare il nostro paese perché possiamo lasciare alle generazioni future un ambiente sano e perché siamo una sola, grande famiglia urbana.
Rosa Impellizzeri