Ecco come sarà la festa dell’Immacolata
Come il Covid ha cambiato la quotidianità dell’istituto Boccone del Povero e le tradizioni religiose dell’antico convento, condotto sin dal 1883 dalla congregazione delle «Suore Serve dei Poveri». Chiusi tutti dentro, senza alcun contatto con l’esterno per tutelare gli ospiti della casa di riposo e la stessa comunità delle suore dal malaugurato incontro con il virus. Neanche i parenti degli anziani possono accedere per salutare i loro cari che possono vedere soltanto dalle finestre e sentire al telefono. Nemmeno i fornitori sono autorizzati a entrare, lasciano le vettovaglie e le merci in appositi contenitori nel cortile e vanno via. E gli addetti ai servizi, gli unici a entrare e uscire dalla casa, prestano particolare attenzione alla profilassi da seguire per evitare ogni forma di contagio.
«Sino adesso è andata bene – dice suor Lawrence Shibì, la dinamica e inflessibile superiora a cui è demandata la responsabilità dell’Istituto – ma abbiamo dovuto rinunciare a tante cose, compresa la messa celebrata nella chiesa dell’Immacolata dal cappellano don Enzo Ciulo anche lui esentato, al momento, dal frequentare la casa di riposo.
Con la piccola Chiesa momentaneamente impedita, la celebrazione del novenario dell’Immacolata, che ogni anno richiama tantissimi devoti, è stata spostata a S. Giuseppe – tempio certamente più ampio e sicuro – di cui don Ciulo è il parroco. E la stessa processione dell’8 dicembre quest’anno non si farà, con vivo rammarico della popolazione e del Circolo Unione che patrocina la festa sin dal tempo della prima presenza a Valguarnera delle Suore cusmaniane.
«La Sicilia – scrive il Magno nelle “Memorie storiche di Valguarnera Caropepe” – prima assai della definizione del dogma (1854) ebbe una tenerissima devozione all’Immacolata» forse perché a Lei ci si rivolse in occasione della peste del 1624. Anche Valguarnera dovette essere afflitta dal morbo «e si pensò a ringraziare la Vergine Immacolata con edificarle una chiesetta dedicata in suo onore». Da allora, sia per i padri Filippini che per primi si stabilirono nel convento, sia per i Francescani che succedettero, sia per l’attuale congregazione delle Serve dei Poveri la chiesa si chiamò sempre «dell’Immacolata». E con i suoi ori e i suoi stucchi e i dipinti ivi contenuti viene senz’altro annoverata tra le chiese più belle della cittadina.
La messa solenne per il giorno dell’Immacolata sarà celebrata alle 10,30 nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe, mentre le Suore hanno provveduto ad addobbare la statua della Madonna posta sulla facciata all’esterno della Chiesa nel cortile dell’Istituto: «cerchiamo di supplire così all’impossibilità di entrare all’interno – conclude suor Shibì – dedicando inoltre più tempo e intensificando le nostre preghiere per il superamento di questo difficile momento».
Salvatore Di Vita