Cultura e Società

Fare rete nel turismo minerario, un’opportunità da non sottovalutare.

Parco minerario delle zolfare di Comitini

«Viaggio nell’Italia mineraria», è questo il titolo della pubblicazione con la quale nel dicembre scorso la ReMi (Rete Nazionale dei Parchi e dei Musei Minerari) ha portato a conoscenza la propria attività di promozione del turismo minerario nazionale, descrivendo con foto e testi quei siti minerari già riconvertiti in parchi e musei a tema.

All’occhio del lettore più attento (specie quello con conoscenza del rilevante patrimonio minerario siciliano) non sfuggirà la cartina dell’Italia riportata a p. 16 che, nell’offrire la visione d’insieme della sessantina di siti minerari attualmente inseriti nella ReMi, mette in luce la limitata presenza delle miniere e dei luoghi segnati dalle attività estrattive della Sicilia. Infatti, sono soltanto due i siti riportati in quella pubblicazione: la Miniera museo di Cozzo Disi e il Parco minerario delle zolfare di Comitini. Null’altro. Nessun riferimento al migliaio di zolfare avvicendatesi nelle province minerarie durante l’epopea dello zolfo, agli impianti portuali e di raffinazione, alle miniere di salgemma agrigentine e palermitane o a quelle di asfalto del ragusano.  Una lacuna che rende questo viaggio nell’Italia mineraria un itinerario certamente monco e incompleto.

Il motivo di questa carenza lo chiediamo ad Agata Patané, del Dipartimento per il Servizio Geologico dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nonché Coordinatrice generale della ReMi: «In effetti c’è questa limitata presenza dei siti minerari siciliani in seno alla ReMi – ci dice la dottoressa Patané – e ciò è ascrivibile sia, in taluni casi, a difficoltà comunicative tra l’istituzione ed alcuni siti valorizzati, sia a dinamiche locali e territoriali. L’adesione alla Rete ReMi, che oggi conta 63 tra parchi e musei minerari è volontaria e gratuita, nel portale dell’Ispra sono indicate le modalità  attraverso i quali aderire facilmente, compresa la scheda di censimento dati con tutte le indicazioni necessarie. Mi auguro che nel futuro, oltre alla presenza del singolo parco o museo minerario, vi sia il fattivo coinvolgimento dell’Istituzione regionale con cui è stato avviato un dialogo concreto in tal senso».

E aderire alla ReMi oltreché facile è certamente opportuno. Perché stare in rete con gli altri consente di trovare soluzioni a problemi comuni e di condividere le buone pratiche tra istituzioni pubbliche, associazioni, mondo scientifico e gli stessi soggetti gestori del patrimonio minerario. Difatti la ReMi, nata nel 2015 con il coordinamento dell’Ispra, è uno strumento di confronto patrocinato dal MiSe (Ministero per lo Sviluppo Economico) a cui collaborano la Regione Lombardia, l’Aipai (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale), il Cng (Consiglio Nazionale del Geologi) e l’Anim (Associazione Nazionale Ingegneri Minenari). E il dibattito culturale della ReMi sfocia nella concreta condivisione di scelte politiche, come nel caso dell’on. Chiara Braga, esperta in pianificazione territoriale, che ha presentato un disegno di legge per la «Tutela e Valorizzazione dei siti minerari dismessi e del loro patrimonio storico, archeologico, paesaggistico, ambientale». La proposta, che potrebbe diventare una legge quadro a valere su tutto il territorio nazionale, è in attesa di iniziare il suo iter in Parlamento.

In sintesi – riportando dal sito dell’Ispra – la Rete Nazionale dei Parchi e dei Musei Minerari è «un sistema di relazioni interconnesse tra istituzioni e gestori dei parchi e musei minerari, capace di promuovere in tutto il Paese i temi della tutela, valorizzazione e riconversione del copioso patrimonio minerario dismesso», non si capisce perché la Sicilia debba continuare a mantenersene ai margini. Specie adesso che, in vista del post pandemia Covid 19, la promozione del turismo minerario quale turismo sostenibile attento all’ambiente e alle comunità è quanto mai urgente e attuale. Al proposito, tale attività è in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile di Agenda 2030, Goal 11 («Potenziare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo», ecc.). E i fondi del Recovery fund dovrebbero essere impiegati anche per questo.

Miniera Museo Cozzo-Disi a Caltanissetta

Salvatore Di Vita