Cultura e Società

Una bellissima storia sbagliata

“Una bellissima storia sbagliata”. E’ questo il titolo del romanzo di Margherita Guglielmino, scrittrice catanese che da qualche anno vive a Ravenna dove svolge la professione di insegnante. “Una bellissima storia sbagliata” è il primo lavoro letterario di Margherita Guglielmino, da sempre grande lettrice e divoratrice di libri, che ha stupito se stessa ed i suoi lettori per la sua capacità di scrittura. Il romanzo, infatti, sta avendo successo e basta leggere le recensioni dei suoi lettori, per avere la conferma che Margherita Guglielmino ha davvero talento. Un romanzo edito da GAEDITORI, piccola casa editrice di Agira, paesino nel cuore della Sicilia, che sin dalle prime righe ti prende per mano, ti porta in Africa per poi condurti in giro per l’Italia e l’Europa, per seguire Luisa, la protagonista del romanzo, bella e affascinante aiuto primario che dopo travagliate vicende e una altalena di emozioni, ti fa riposare insieme a lei, seduti in riva al mare, per una riflessione finale da cui deduci che nella vita nulla è sbagliato.

Intervista a Margherita Guglielmino

Qual è stato il motivo che ti ha spinto a scrivere? <<In realtà, io ho sempre scritto ovunque e soprattutto ho sempre amato leggere. Nei ringraziamenti del mio libro, cito in primis mio nonno bidello, che mi portava il sabato nella sua scuola vuota, dove io mi rintanavo nella biblioteca. La genesi di “Una bellissima storia sbagliata” è stata molto lunga. Dopo due mesi dalla mia separazione, sono entrata di ruolo in Emilia Romagna, ma dovevo raccogliere i cocci della mia vita e rimetterli insieme, così chiesi un anno di aspettativa ed iniziai a fare la tata a casa di mia cugina Valentina, l’artefice, insieme alle mie amiche della mia rinascita. La sera del 3 febbraio 2017, a due mesi dalla mia partenza mi ritrovavo sola nella villa di mia cugina, il bambino dormiva ed io mi affacciai al terrazzo. Fu un attimo! Vidi i fuochi d’artificio per la festa ” da sira e tri” illuminare l’Etna e riflettersi nel golfo di Catania. Poggiai la mano sul vetro della porta finestra e le immagini della mia mente cambiarono. Improvvisamente avevo davanti Bologna, era quasi l’alba ed una dottoressa bionda con degli occhiali quadrati ed una mascherina sul volto, era appena uscita dalla sala operatoria. Le immagini scorrevano ed io dovevo bloccarle prima che scomparissero. Allora presi il cellulare ed iniziai a scrivere! Ero come in trans, non ero io a scrivere, ma la scrittura si era impossessata di me. Scrissi sulle note del mio telefono 9 capitoli, poi come un tubetto del dentifricio completamente spremuto, la scrittura mi abbandonò. Era nato l’incipit del mio romanzo, ma io ancora non lo sapevo>>.

L’intervista a Margherita, in pratica è un nuovo romanzo, ma andiamo avanti volentieri per raccontare la scrittrice che dai cocci rimessi insieme ha saputo ricostruire un splendido nuovo percorso di vita. <<Il 27 aprile mi trasferii a Ravenna: vita nuova, casa, amici, lavoro. Ero terrorizzata, mi teneva in piedi l’adrenalina. Non dimenticherò mai la sera prima di partire. I miei amici, mi organizzarono una festa di arrivederci, mai miei occhi erano offuscati dalla paura e dalle lacrime. Mi sentivo come la statua di Bruno Catalano sul lungomare di Marsiglia, che ritrae un uomo con una valigia, i piedi sono saldamente ancorati al terreno, ma una parte di esso è già altrove. Non pensai più a quei capitoli che avevo fatto leggere solo alla mia amica Anna, che mi incoraggiava a proseguirli. Passarono gli anni, iniziai ad abituarmi alla nebbia e alla mancanza viscerale dell’Etna e l’unica cosa che feci, fu passare quello scritto al computer. Poi venne la quarantena ed il lockdown e nonostante la DAD mi tenesse impegnata per buona parte della giornata, ogni tanto pensavo a quel testo senza titolo tra le cartelle del mio computer. Un giorno feci un post su facebook ed una mia amica, che ha un negozio di ceramiche di Caltagirone a Catania, mi scrisse: ” sai Marghy, quando vedo dei post molto lunghi, passo avanti, ma se sei tu a scriverli, mi soffermo a leggerli, perché tu scrivi davvero bene!”
Io le risposi che in effetti avevo prodotto qualcosa, che era salvato nel mio computer. Lei mi disse:” credo sia ora che tu ti metta al lavoro, che poi ti presento mio cugino editore”.
La sera come prima cosa ,mandai quei capitoli a mia figlia Valeria e alle mie amiche e colleghe, Tiziana e Beatrice. Tutte tre quasi in coro mi esortarono a continuare. Così mi rimisi all’opera, partendo da un viaggio in Svizzera, che, per chi ha letto il libro, diventa un viaggio interiore nella vita di Luisa. Ogni sera scrivevo due, tre capitoli e li inviavo alle mie tre lettrici di prova. Il risultato era sempre lo stesso: “e ora? Come continua?
Ed io…”non ne ho idea” . Mi sentivo Sherazade, nelle mille e una notte, ogni sera soddisfacevo la voglia di lettura delle mie lettrici. Il tutto durò una quindicina di giorni, finché scrissi la parola fine. Non mi restava che prendere coraggio ed inviare il mio scritto alla casa editrice del cugino della mia amica, la GAEditori, una piccola casa editrice siciliana con sede ad Agira e a Catania. Era la sera del 30 maggio 2020, quando premetti il tasto invio, aspettandomi la più classica delle risposte “le faremo sapere”, invece il 1 giugno, avevo un contratto da firmare pronto sulla mia scrivania! Era un sogno che si avverava e di ciò sarò sempre grata ad Antonello La Piana e Gaetano Amoruso, per aver aperto quel cassetto e messo le ali al mio sogno. A settembre 2020, “Una bellissima storia sbagliata” era una solida realtà tra le mani dei miei lettori. È stato un crescendo di emozioni: le copie esaurite nella piccola libreria catanese, dove erano state distribuite, le presentazioni sold-out a Ravenna, con copie esaurite alla prima giornata, con ristampa al volo, corriere che dalla Sicilia in 24 ore fa arrivare le ulteriori copie in Romagna, che finiscono nella seconda giornata e terza presentazione con i voucher d’acquisto, perché i libri erano finiti e dovevano ristamparli. Al momento non so di preciso quante copie sono state vendute. Ogni giorno, grazie anche a molti gruppi di lettura, tante persone si avvicinano a me e al mio libro, tanto che la pagina facebook di “Una bellissima storia sbagliata” conta quasi 2900 seguaci, in pochissimi mesi>>.

Quali progetti per il futuro? <<Intanto preciso subito che io non mi sento una scrittrice, ma una maestra prestata alla scrittura. Il mio lavoro è quello, la scrittura è qualcosa che mi nasce da dentro e non so controllare. A tratti per me è stata catartica, mi ha aiutata a tirare fuori, tutto il dolore e la rabbia che avevo dentro per tutte le cicatrici del passato. Quando ho scritto questo romanzo, mai e poi mai mi sarei aspettata di pubblicarlo, altrimenti forse avrei cambiato qualcosa, l’avrei ampliato in alcune parti e avrei corretto alcuni errori di spaziatura. Adesso so invece che la mia prossima fatica letteraria, prenderà presto vita. Sto scrivendo un romanzo del tutto diverso da questo. Mia figlia Valeria, che l’ha letto in anteprima, dice che pur trattando temi diametralmente opposti, si riconosce il mio stile. Già, lo stile Guglielmino, ti rendi conto? Poche virgole ed un crescendo di parole, come faccio io quando parlo. Il mio editore dice sempre che io sono logorroica perfino nella scrittura e questo, secondo lui, è un punto di forza, qualcosa che mi rende diversa da altre autrici. Come ti dicevo, il mio prossimo romanzo dovrebbe venire alla luce il prossimo settembre, in concomitanza con l’anniversario di “Una bellissima storia sbagliata”. Sarà un giallo ambientato in una piccola cittadina della Lomellina Piemontese. Dove le vicende umane di alcune poliziotte, si intrecceranno con efferati delitti, che sconvolgeranno la provincia novarese. Mi sono documentata tanto, una protagonista è un’anatomopatologa, volevo che fosse realista, quindi per mesi il mio pane quotidiano è stato il codice penale e le autopsie. Quando scrivo, voglio dare vita ai miei personaggi, mi piace proiettarli nel mondo reale. Luisa per esempio è un medico dell’ospedale Maggiore di Bologna e la nipote del premier. Va in Africa con medici senza frontiere e fa un viaggio in Svizzera, in luoghi realmente esistenti. Partecipa ad un concerto nel meraviglioso scenario del teatro greco di Taormina, un concerto veramente fatto da James Blunt, a cui però ho partecipato io. L’ho dato in prestito a lei, come il caffè schiumato in vetro con cannella. Nel mio prossimo romanzo, due protagoniste sono siciliane, una di Ragusa, l’altra di Trapani. Dentro di me scorre la lava dell’Etna e pur vivendo lontana, la mia amata terra, la porto sempre con me, orgogliosa di essere siciliana>>.

Arcangelo Santamaria