HB STORY DAY di Annamaria Barone

HB Story day di Giugno Luglio e Agosto

Carissime lettrici e lettori di HB story day Buon agosto a tutti finalmente siamo nel mese piu stravagante del anno Vacanze !! uno dei miei mesi preferiti con tanti ricordi e tante cose da fare con mio marito e la mia famiglia. Dunque quest’ anno io e la mia famiglia passeremo le vacanze in africa e in europa…( finalmente possiamo ritornare a Viaggiare ) allora
Per vari motivi di natura pratica
Mi sono permessa di mandarvi
3 differenti articoli scelti sempre per la vostra lettura estiva !
Giugno Luglio Agosto e’ un mese di vacanze relax divertimento insomma finalmente si puo’ ritornare a viaggiare e non solo finalmente niente piu’ social distance allora benvenuti feste party grigliate possiamo di nuovo passare le vacanze tutte insieme ….
Giugno Luglio Agosto mesi pieni di activity

Vi auguro una bellissima estate
A voi tutti e alle vostre famiglie
Con Affetto
HB

  • Story day – Giugno

Magica notte di san Giovanni

La notte di San Giovanni, cioè quella a cavallo tra il 23 e il 24 giugno, è considerata magica ed è legata al solstizio d’estate.

Questa notte è contornata da un’aura di mistero. I riti della notte di San Giovanni sono molto antichi, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Sembra infatti che, dopo che nel giorno più lungo dell’anno, il solstizio, la natura ha raggiunto l’apice della sua rigogliosità, per gli antichi fosse importante prepararsi al peggio che poteva celarsi dietro l’angolo.

Nell’immaginario popolare vi sono notti dotate di un particolare potere magico e tra queste vi è sicuramente la notte di San Giovanni

Giovanni le janare si riunissero intorno al “Noce di Benevento” per il sabba, un rituale in cui donne devote al demonio ungevano il proprio corpo con unguenti a base di grasso animale in grado di conferire loro il potere di librarsi nell’aria. Questo rituale legato alle streghe di Benevento sembra sia collegato alla produzione del nocillo. Infatti, chi vuole produrre il liquore pare debba proprio aspettare questa notte per raccogliere le noci con il mallo.

Magia, fede e superstizione
Tantissime sono le tradizioni legate alla magica notte di San Giovanni. Nel Sud Italia dove magia, fede e superstizione sembrano ancora oggi intrecciarsi e fondersi, dando vita ad una vasta ed affascinante cultura popolare ricca di riti, strane credenze e bizzarre abitudini sono legate a questa notte.

La chiaroveggenza e i riti legati all’amore
Nel napoletano fino agli anni ’60, ma in generale in tutta la Campania, vi era la convinzione che la notte compresa tra il 23 e il 24 giugno fosse dotata di un potere divinatorio. Si pensava che allo scoccare della mezzanotte ogni uomo, terreno e finito, poteva spalancare la propria porta sull’occulto mediante riti di chiaroveggenza.

Le giovani donne possono essere considerate, in un certo senso, le vere protagoniste di questa straordinaria ricorrenza. Nell’alto casertano nonne, mamme e vecchie zie raccontano di un inquietante rito in voga fino a metà del secolo scorso. Secondo il rito le giovani vergini, dopo aver recitato una preghiera nude davanti allo specchio, avrebbero potuto vedere riflessa per qualche secondo l’immagine del loro futuro sposo. Ma coloro che non si sarebbero mai sposate, perché vittime di una morte prematura, avrebbero visto riflessa l’immagine di una bara.

Ma vi sono vari riti legati all’amore. Nel napoletano le giovani donne, durante la notte di San Giovanni, scioglievano del piombo in un recipiente pieno acqua per poi lasciarlo a riposo per tutta la notte. Il piombo fuso a contatto con l’acqua, nel suo indurirsi, è solito assumere le forme più inusuali e disparate, in questo caso però tali forme venivano considerate divinatorie. Si credeva che la strana forma assunta dal piombo avesse a che fare con il mestiere svolto dal futuro marito, ad esempio una scarpa per un calzolaio, un paio di forbici per un sarto, un martello per un fabbro…

Sembra che tale rito fosse in uso anche in altre zone d’Italia ma con la variante dell’uovo al posto del piombo.

Il mare
Il mare nella strana notte di San Giovanni non poteva che avere un ruolo centrale. Sulle coste di tutta Italia, infatti, vige ancora oggi l’usanza di appiccare fuochi in spiaggia in onore del Santo, per poi aspettare la mezzanotte per fare il bagno. Nei paesi vesuviani, però, vi sono tradizioni legate a questa notte diverse. Pur mantenendo la tradizione dei falò, che rende le nostre spiagge ancor più suggestive, è consuetudine che i giovani uomini non debbano bagnarsi perché, proprio nel giorno di San Giovanni, infatti il mare potrebbe portarli via con sé.

Inoltre, vi è anche chi, proprio nella notte dei falò, raccoglie la sabbia (considerata benedetta) portandola in camera da letto come “amuleto” per combattere la sfortuna.

L’acqua di San Giovanni
Tra i vari riti della notte di San Giovanni un ruolo di primo piano è svolto dall’ acqua di San Giovanni, la cui preparazione deve iniziare al momento del tramonto del 23 giugno. Per prepararla bisogna raccogliere diverse varietà di fiori ed erbe aromatiche, come ad esempio artemisia, lavanda, malva, rosmarino, fiori di iperico, menta e salvia, ma anche camomilla, papaveri, fiordalisi e, perché no, rose. I rametti e i fiori raccolti vanno poi immersi in un recipiente con dell’acqua, da porre all’esterno dell’abitazione per tutta la notte in modo che possano assorbire la rugiada del mattino, che, secondo la tradizione, riuscirebbe a dare all’acqua poteri purificatori e curativi proteggendo da malattie, sfortuna ed invidia. La mattina del 24, per godere di questi poteri, basterà lavare con l’acqua di San Giovanni il viso e le mani.

Nonostante oggi tutti questi riti possano sembrare superati, è importante sapere che queste tradizioni hanno in realtà origini antichissime legate a riti propiziatori e cerimoniali per il solstizio d’estate

 

  • Story day – Luglio

Mi hanno sempre affascinato i nomi biblici incluso il mio, Hanna

Allora ho scelto questa breve storia di:

SANTI GIOACCHINO E ANNA, GENITORI VERGINE MARIA
26 luglio
Santi Gioacchino e Anna

Su Gioacchino e Anna, genitori di Maria, non ci sono riferimenti nella Bibbia e non si possiedono notizie certe; quelle giunte fino a oggi sono ricavate da testi apocrifi come il Protovangelo di Giacomo e il Vangelo dello pseudo-Matteo, oltre che dalla tradizione.

La discendenza, segno dell’amore di Dio
Anna pare fosse figlia di Achar e sorella di Esmeria, madre di Elisabetta e dunque nonna di Giovanni Battista. Gioacchino viene tramandato come uomo virtuoso e molto ricco della stirpe di Davide, che era solito offrire una parte del ricavato dei suoi beni al popolo e una parte in sacrificio a Dio. Entrambi vivono a Gerusalemme. Sposati, Gioacchino e Anna non hanno figli per oltre vent’anni. Non generare prole, per gli ebrei, in quest’epoca è segno della mancanza della benedizione e del favore di Dio; perciò, un giorno, nel portare le sue offerte al Tempio, Gioacchino viene redarguito da un tale Ruben (forse un sacerdote o uno scriba): indegno per non avere procreato, infatti, secondo lui non ha il diritto di presentare le sue offerte. Gioacchino, umiliato e sconvolto da quelle parole, decide di ritirarsi nel deserto e per quaranta giorni e quaranta notti implora Dio, fra lacrime e digiuni, di dargli una discendenza. Anche Anna trascorre giorni in preghiera chiedendo a Dio la grazia della maternità.

L’annuncio della nascita di Maria
Le suppliche di Gioacchino e Anna lassù vengono ascoltate; così un angelo appare separatamente a entrambi e li avverte che stanno per diventare genitori. L’incontro sulla porta di casa fra i due, dopo l’annuncio, si arricchisce di dettagli leggendari. Il bacio che i due sposi si sarebbero scambiati è stato tramandato dinanzi alla Porta Aurea di Gerusalemme, il luogo in cui, secondo una tradizione ebraica, si manifestava la presenza divina e si sarebbe manifestato l’avvento del Messia. Ampia l’iconografia di tale bacio davanti alla nota porta che i cristiani ritengono quella attraverso la quale Gesù avrebbe fatto il suo ingresso nella Città Santa la Domenica delle Palme. Mesi dopo il ritorno di Gioacchino, Anna dà alla luce Maria. La bimba viene cresciuta tra le affettuose premure del papà e le amorevoli attenzioni della mamma, nella casa che si trovava nei pressi della piscina di Betzaeta. Qui, nel XII secolo, i crociati hanno costruito una chiesa, ancora oggi esistente, dedicata ad Anna che ha educato la figlia alle arti domestiche.

Il culto
Quando Maria compie 3 anni, per ringraziare Dio, Gioacchino e Anna la presentano al Tempio per consacrarla al servizio del Tempio stesso, così come avevano promesso nelle loro preghiere. Di Gioacchino gli apocrifi non riferiscono altro, mentre su Anna aggiungono che sarebbe vissuta fino all’età di 80 anni. Le sue reliquie sarebbero state custodite a lungo in Terra Santa, poi traslate in Francia e tumulate in una cappella scavata sotto la cattedrale di Apt. Il ritrovamento e l’identificazione, successivamente, sarebbero stati accompagnati da alcuni miracoli. Il culto ai nonni di Gesù si è sviluppato prima in Oriente, poi in Occidente e nel corso dei secoli la Chiesa li ha ricordati in date diverse. Nel 1481 Papa Sisto IV introduce la festa di Sant’Anna nel Breviario Romano, fissando la data della memoria liturgica al 26 luglio, tramandata come giorno della morte; nel 1584 Gregorio XIII inserisce la celebrazione liturgica di Sant’Anna nel Messale Romano estendendola a tutta la Chiesa. Nel 1510 è Giulio II, invece, a inserire nel calendario liturgico la memoria di San Gioacchino il 20 marzo, poi più volte spostata nei secoli successivi. Con la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, nel 1969, i genitori di Maria sono stati “ricongiunti” in un’unica celebrazione il 26 luglio. Il 31 gennaio 2021, infine, Papa Francesco al termine dell’Angelus annuncia l’istituzione della Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, da celebrare la quarta domenica di luglio – proprio in prossimità della festa dei nonni di Gesù – per ricordare il dono della vecchiaia e celebrare coloro i quali tramandano la fede alle generazioni successive .

 

  • Story day – Agosto

Avignone

Dal 1309 al 1377, la sede stabile del papato non fu Roma, ma Avignone, città della Francia meridionale. La presenza dei sovrani pontefici, avrebbe dovuto essere provvisoria, ma si protrarrà fino al 1377.
Inizialmente una piccola città, durante il periodo in cui ospiterà i papi Avignone si trasformerà in una vera capitale, con una corte in grado di attirare alcuni tra i maggiori artisti e uomini di lettere dell’epoca.

Il regno di Filippo IV di Francia (1268 – 1314, re dal 1285), detto il Bello, era stato contraddistinto da un drammatico conflitto con il papato. Per questo motivo, durante il turbolento conclave del 1305, che si svolge a Perugia, fece il possibile per assicurarsi l’elezione di un papa francese: Clemente V.

Il nuovo papa, che pure aveva intenzione di recarsi prima o poi a Roma, fu incoronato a Lione. Cagionevole di salute e impegnato in complesse e prolungate trattative col re di Francia, non lasciò mai la Francia: nel 1309 si trasferì ad Avignone, già al tempo proprietà di Carlo II d’Angiò, re di Napoli e conte di Provenza, un fedele vassallo del papa.

D’altro canto, Roma, in questi anni funestata da una guerra tra fazioni, per i papi era tutt’altro che sicura. All’inizio, in ogni caso, non ci fu il progetto di spostare la capitale della Cristianità da Roma ad Avignone: in passato era già capitato che un pontefice, per qualche anno, si allontanasse da Roma.

Il papa successivo, Giovanni XXII (al secolo Jacques Duèse, 1245 – 1334, eletto papa nel 1316), era stato vescovo di Avignone, servendo da vicino il suo predecessore dal 1310: rimanervi, fu per lui una scelta piuttosto naturale.

Filippo IV di Francia, soprannominato “il Bello” per il suo aspetto, morì nel 1314 colpito da un ictus durante una battuta di caccia e fu seppellito nella basilica di Saint-Denis a Parigi. Secondo la leggenda, con la sua morte si compì la maledizione di J. De Molay (il gran maestro dell’Ordine dei Templari), il quale predisse la morte di Papa Clemente V e del re di Francia entro l’anno.

 

Hanna Barone

Ho fatto studi linguistici a Roma ed è appassionata di viaggi. Al termine degli studi mi sono trasferita, nel 1994, all'estero dove risiedo ancora, prima in Canada per qualche anno e poi in Uk London dove attualmente risiedo. La sua vita si svolge tra Londra, Africa e Italia e mi occupo principalmente di Viaggi, moda e beneficenza.