Cultura e Società

Inaugurata l’epigrafe commemorativa di Francesco Lanza

La pietra con l’epigrafe commemorativa nella casa natale di Francesco Lanza. Il comune la pose nel 1967, e ancora il comune ne ha curato il rifacimento e la ricollocazione in quest’ultimo scorcio del 2022. Allora fu l’amministrazione del sindaco Nicola Di Vita, e accorse lo scrittore Leonardo Sciascia con altri intellettuali del tempo. Oggi è l’amministrazione del sindaco Francesca Draià, sostenuta nell’iniziativa dall’Associazione culturale “F. Lanza” presieduta dalla professoressa Rina Virzì.

Al di là dell’aspetto tecnico insito nel lavoro di ripristino della lastra celebrativa ormai illeggibile – operazione per altro eseguita in uno ai lavori di riqualificazione della facciata dell’importante edificio storico – la cerimonia è stata l’occasione per onorare la memoria di Francesco Lanza e ricordare le tante manifestazioni svolte in questi cinquantacinque anni al fine di mantenere viva la memoria dell’autore valguarnerese e divulgarne l’opera. In tal senso si è rivolta al pubblico la professoressa Rina Virzì col suo intervento di saluto, citando le iniziative celebrative e di conoscenza svolte da enti e associazioni (tra cui il sito internet francescolanza.it curato da Enzo Barnabà e Sebastiano Giarrizzo), ringraziando i numerosi professionisti e artigiani che si sono spesi per le operazioni di restauro e preannunciando nuove iniziative rievocative in occasione del novantesimo anniversario della morte dello scrittore che ricorrerà l’anno prossimo. Infine, la scopertura a cura del sindaco Francesca Draià e la benedizione impartita da don Filippo Salamone.

Notevoli gli apprezzamenti espressi dai presenti, sia per la facciata della casa ritornata all’antico splendore, sia per il rifacimento della lastra, rinnovata nella pietra e collocata un piano più in basso per restituire a chi legge le delicate frasi dell’epigrafe pensate dal poeta catanese Arcangelo Blandini, scritte «amorosamente e con cura badando soprattutto – come disse a suo tempo – a evitare parole sonanti che non garbavano allo stesso Francesco Lanza».

Salvatore Di Vita