HB STORY DAY di Annamaria Barone

Breve storia del leggendario Re Artu’ 

Ciao a tutti,

Spero ci sia qualche segno di primavera nell’aria dopo questo inverno freddo!! E che si possano vedere i segni di primavera un po ovunque al più presto.

Aprile Dolce Dormire
Maggio Vai Adagio adagio

Aprile inizia sempre con un giorno di quelli dove si fanno le burle gli scherzi ! Pesce di aprile il 1 aprile. Quando ero ragazzina a scuola e poi a casa ci divertivamo a creare con dei cartoncini colorati delle forme di pesce e colorarle e poi attaccavamo del nastro adesivo cosi’ che potevamo essere attaccate sulla schiena con una semplice pacca e la persona sarebbe andata in giro senza rendersene conto con la scritta sulle spalle buon pesce d aprile ! 🙂 oppure si informavamo i genitori di un brutto voto, oppure di una note avuta in classe di brutto comportamento a fin di far spaventare loro ma poi farli sorridere dicendo : non e’ vero Pesce d Aprile !!

Su una nota molto piu seria in questo mese con le importanti festività religiose, La Pasqua un momento importante per le celebrazioni familiari. Il tema più caro durante la Pasqua è la Resurrezione, l’idea che possiamo attraversare eventi dolorosi nella nostra vita, elevarci al di sopra di essi, essere rinnovati e guariti

Maggio il mese delle Rose il mese della festa della Mamma
La bella dolce figura della nostra Mamma
Buona festa a tutte le Mamme e
Buon Maggio a tutti

 

La tradizione del Calendimaggio

In Italia si chiama Calendimaggio o cantar maggio una festa stagionale che si tiene per celebrare l’arrivo della primavera. La manifestazione prende il nome dal periodo in cui si svolge, ovvero l’inizio di maggio, dal latino calenda maia. Il Calendimaggio è una tradizione viva ancora oggi in molte regioni d’Italia come allegoria del ritorno alla vita e della rinascita: tra queste Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna (si celebra ad esempio nella zona delle Quattro Province o Piacenza , Pavia, Alessandria e Genova), Toscana e Umbria. Questo rito magico-propiziatorio viene spesso eseguito durante un’elemosina in cui, in cambio di doni (tradizionalmente uova, vino, cibo o dolci), i Maggi (o maggerini) intonano versi di buon auspicio agli abitanti delle case che visitano. In tutta la penisola italiana Il Maggio sono molto diversi: la maggior parte sono canzoni d’amore con un forte tema romantico, che i giovani cantavano per celebrare l’arrivo della primavera. Tradizionalmente le famiglie romane mangiano il pecorino con le fave fresche durante un’escursione nella campagna romana. Simboli della rinascita primaverile sono gli alberi (ontano, pioggia d’oro) e i fiori (viole, rose), citati nei versi dei canti, e di cui si adornano i maggerini. In particolare la pianta dell’ontano, che cresce lungo i fiumi, è considerata il simbolo della vita e per questo è spesso presente nel rituale.

Calendimaggio può essere storicamente ricordato in Toscana come un personaggio mitico che ebbe un ruolo predominante e conobbe molti degli attributi del dio Belenus. In Lucania i ‘Maggi’ hanno un chiaro carattere augurale di origine pagana. A Siracusa, in Sicilia, durante il mese di maggio si tiene l’Albero della Cuccagna (che vuol dire “Palo unto”), festa celebrata per ricordare la vittoria sugli Ateniesi guidati da Nicia.

È una festa che risale a popoli antichissimi, molto integrati con i ritmi della natura, come i Celti (che celebra Beltane), gli Etruschi e i Liguri, in cui l’arrivo dell’estate era di grande importanza.

 

Breve storia del leggendario Re Artu’

Quasi mille anni fa il poeta inglese Layamon scriveva “Gli Inglesi credono ancora che Artù sia vivo, e dimori ad Avalon insieme ai più leggiadri tra gli elfi“. Già allora Layamon si riferiva a vicende vecchie di secoli, perché se un re Artù è davvero esistito, doveva trattarsi di un capo militare britannico, vissuto in Galles o in Cornovaglia attorno al V secolo. L’impero romano era appena crollato e sull’Europa scendeva il buio dell’Alto Medioevo. È in questo clima che nasce la leggenda di un re saggio e della sua corte a Camelot, simbolo di ordine e civiltà che si oppongono alla barbarie. Il resto è opera dei poeti, che ne hanno tramandato il mito. Oggi il fascino di questa saga, con Lancillotto, Ginevra, Parsifal e i loro compagni, è tutto nella bellezza dell’Inghilterra che avrebbe fatto da sfondo ai racconti: l’andare delle colline che custodiscono resti di antichi insediamenti, abbazie in rovina e villaggi color miele, fino alla brughiera che si fonde col mare

Artù sarebbe venuto alla luce nel villaggio di Tintagel, sulla costa atlantica della Cornovaglia. Qui il litorale è selvaggio e battuto da forti mareggiate. Rimangono le rovine di un castello del XII secolo, probabilmente edificato su un sito romano-britannico. Una ventina d’anni fa, nel castello, è stata ritrovata la cosiddetta pietra di Artù, con alcune iscrizioni graffite risalenti al VI secolo. Il testo alquanto frammentario parla di un certo Artognou. In ogni caso, anche se il re fosse nato altrove, vale la pena ammirare questo tratto di costa, dove il grigio lucente dell’ardesia colora di verde l’acqua del mare.

Il castello di re Artù a Camelot era la sede della famosa Tavola Rotonda, simbolo di quell’unità tra i cavalieri necessaria all’ordine del regno. La letteratura cavalleresca non indica mai la posizione di Camelot, quindi molte località, su e giù per l’Inghilterra, rivendicano la propria candidatura. Secondo Thomas Malory, scrittore inglese del ‘400, Camelot andava identificata con la cittadina di Winchester. Fonti più antiche parlano di Caerleon, nel Galles meridionale, sede fino al 300 d.C. di un fortilizio romano. Qui rimangono le rovine di un anfiteatro romano, che potrebbe aver ispirato l’idea della Tavola Rotonda. Ma il sito che più a buon diritto può identificarsi con Camelot è Cadbury Castle, nel Somerset, non lontano dal villaggio di Queen Camel. Anche se il paesaggio collinare è gradevole, Cadbury Castle è una collina non molto diversa da quelle circostanti. Gli scavi archeologici hanno rivelato che un tempo era fortificata con bastioni e fossati.

La battaglia in cui Artù venne ferito a morte si sarebbe combattuta vicino a Slaughter Bridge – letteralmente il Ponte del Massacro – non lontano da Camelford, nella Cornovaglia settentrionale. Qui scorre il fiume Camel e pertanto Camelford è anche inserita, di diritto, nelle potenziali Camelot di cui sopra. Sulla riva del fiume, vicino allo Slaughter Bridge, è ancora visibile una grande lastra di pietra con delle iscrizioni ormai illeggibili, detta Tomba di Re Artù. Un’attenta analisi ha purtroppo rivelato che il nome inciso non sarebbe Artù, bensì Latinus. La mitica spada Excalibur sarebbe stata gettata nello stagno di Dozmary, all’interno della brughiera di Bodmin. La brughiera è inserita fra le Area of Outstanding Natural Beauty, una rete di aree naturali protette di particolare rilievo, pertanto consolatevi col paesaggio mentre cercate la spada dai magici poteri.

La vera tomba di Artù dovrebbe trovarsi, stando alla leggenda, sull’isola di Avalon. A quei tempi l’isola era governata dalla fata Morgana, che promise di guarire il re ferito. Ebbene, i monaci di Glastonbury, nel 1191, rivelarono di aver scoperto nel cimitero dell’Abbazia i resti del mitico sovrano. Un epitaffio diceva: Qui giace il famoso re Artù, insieme alla sua seconda moglie Ginevra, nell’isola di Avalon. Quei resti sono andati perduti, ma le romantiche rovine dell’Abbazia, nel cuore del Somerset, regalano un’atmosfera molto suggestiva. Poco lontano si alza nel verde la Glastonbury Tor, la collina sulla cui cima è presente un antico edifico noto come Torre di San Michele. Qualche volta, nei giorni di nebbia, la collina emerge dal grigio come un relitto alla deriva. Sarebbe questa dunque la mitica isola di Avalon, sospesa tra terra e cielo, dove riposa in eterno il saggio Artù.

La Tavola Rotonda di Winchester, un manufatto inglese databile agli anni settanta del XIII secolo, elenca i nomi di 24 cavalieri 300 fu il numero scelto da Edoardo III d’Inghilterra, quando decise di creare il suo Ordine dei Cavalieri della Tavola Rotonda nel 1344

Sir Thomas Malory

il loro codice comportamentale

  • Mai oltraggiare o compiere omicidio.
  • Evitare l’inganno.
  • Evitare la crudeltà e concedere pietà a chi la chiede.
  • Soccorrere sempre le dame e le vedove.
  • Non abusare mai di dame e vedove.
  • Mai ingaggiare battaglia per motivi sbagliati quali amore e desiderio di beni materiali.

Avalon è un’ isola leggendaria facente parte del ciclo letterario legato al mito di re Artù, situata nella parte occidentale delle isole britanniche. Il nome è forse legato alla fertilità di questa terra che secondo alcuni significherebbe “isola delle mele” gallese Afal, bretone Aval. Infatti la mela, nella tradizione druidica, è un frutto strettamente connesso all’Altro Mondo, ed Avalon è considerata appunto la sede dell’Altro Mondo.

Il primo documento scritto che ci parla di Avalon dandole il significato di Isola delle Mele si trova nella Historia Regum Britanniae di Goffredo di Monmouth; questa è la traduzione più probabile, visto che in bretone e in cornico il termine usato per indicare mela è Aval, mentre in gallese è Afal, pronunciato aval. Inoltre il concetto di una “isola dei beati“, posta nell’estremo occidente (il luogo del tramonto) è presente anche altrove nella mitologia indoeuropea, e nel mito delle greche Esperidi (anche queste ultime famose per le loro mele).

Secondo alcune leggende Avalon sarebbe il luogo visitato da Gesù e da Giuseppe di Arimatea e quello dove proprio Giuseppe di Arimatea, dopo aver raccolto il sangue di Cristo in una coppa di legno (il Sacro Graal), si rifugiò, fondando anche la prima chiesa della Britannia. Sarebbe anche il luogo in cui sarebbe sepolto re Artù, trasportato nell’isola su una barca guidata dalla sorellastra, la Fata Morgana. Secondo la leggenda, Artù riposerebbe sull’isola, in attesa di tornare nel mondo quando questo ne sentirà nuovamente il bisogno. L’isola di Avalon veniva chiamata anche in Gallese (“isola di vetro”) per l’abbondanza di guado, pianta che sfuma sull’azzurto e che i guerrieri celti utilizzavano per tingersi la faccia per andare in battaglia