La crisi idrica in Sicilia: una commedia tragica nella Provincia di Enna
In Sicilia, e specialmente nella provincia di Enna, la crisi idrica ha preso piede come una commedia tragica, con protagonisti che si trovano a recitare un copione che avrebbero preferito non affrontare.
Chi avrebbe mai immaginato che l’acqua, risorsa vitale e fondamentale, potesse diventare un miraggio?
Eppure, qui, la realtà supera ogni fantasia.
Recentemente, un video diventato virale sui social ha messo in luce il dramma della situazione: metri cubi d’acqua che si disperdono tra Assoro e Leonforte, ripresi da un improvvisato inviato di “guerra”.
Un tizio intervistato ha rivelato che quel tubo, che perde acqua da ben 30 anni, è un simbolo di inefficienza e abbandono. Ma non è tutto: la scena si fa ancora più toccante quando, in un altro angolo della provincia, una nonna e la sua nipotina lavano il grembiulino presso il lavatoio di Papardura, un luogo che non vedeva mondine e massaie da almeno settant’anni.
Questa immagine nostalgica mette in evidenza quanto la crisi idrica abbia riportato indietro il tempo, costringendo le persone a tornare a pratiche dimenticate.
Il gestore del servizio idrico in questi anni ha inspiegabilmente lasciato i pozzi chiusi, preferendo utilizzare la diga, e questo ha avuto conseguenze disastrose.
Al momento, i pozzi messi in funzione non bastano, e lo si può vedere a Valguarnera, che sebbene si sia affrancata dall’Ancipa, deve affrontare sei giorni di attesa affinché l’acquedotto comunale si riempia.
Le vie più vecchie, essendo situate in alto nel paese, spesso non vedono nemmeno una goccia.
La situazione è talmente bizzarra che anche le scuole si sono adattate: gli studenti della Media Pavone l’altro ieri sono usciti prima, come se l’acqua fosse un lusso da risparmiare, lasciando i genitori in preda a un panico crescente, impegnati a risolvere il dilemma di come gestire il lavoro e il rientro a casa dei figli. “Scusate, devo andare a prendere mio figlio perché l’acqua è finita”, diventerà la nuova frase chiave tra i genitori lavoratori?
E le bollette? Arrivano come sorprese inaspettate, a volte con ritardi che sfiorano i due anni e mezzo. Quando finalmente le apri, l’importo è da capogiro: cifre incredibilmente alte che ti fanno chiedere se siano per l’acqua o per un viaggio interstellare.
Inoltre, l’acqua che arriva nelle case spesso presenta un colore bruno, come se ci stessero erogando dado Starr o tè. E i contatori, contrariamente a quanto affermano, fatturano persino l’aria dovuta alla bassa pressione nelle condotte, un vero e proprio paradosso che lascia senza parole.
Ma quando finalmente l’acqua arriva, è un evento degno di celebrazione. I quartieri si animano, le donne si affacciano ai balconi, stendendo i vestiti accumulati per giorni, mentre l’aria si riempie del profumo di bucato fresco. Il momento è così festoso che sembra di essere in una sagra, e non sorprende vedere qualcuno esultare come se avesse vinto alla lotteria.
In mezzo a tutto questo, si nutre la speranza che la politica si svegli da un lungo sonno e decida di porre fine alla speculazione e al monopolio privato. Una gestione pubblica dell’acqua potrebbe garantire finalmente tariffe più eque e un servizio dignitoso. E perché non guardare a modelli di successo come quelli degli stati arabi e delle Canarie, dotati di dissalatori e pozzi che potrebbero offrire soluzioni concrete alla crisi idrica?
La crisi dell’acqua in Sicilia, e in particolare a Enna, rappresenta una sfida che deve essere affrontata dalla collaborazione di tutti: cittadini, politici e gestori. Solo così potremo trasformare questa commedia tragica in una storia di successo. E magari, un giorno, l’acqua non sarà più un evento da festeggiare, ma un diritto garantito per tutti.
Carmelo Parrinelli