L’importanza del 25 aprile a Valguarnera

Una pagina poco conosciuta in Sicilia riguarda il ruolo che ebbero molti isolani nella gloriosa pagina della Resistenza. Possiamo con orgoglio dire che Valguarnera è un’eccezione. Infatti diverse vie cittadine ricordano alcuni nostri concittadini che scelsero di combattere il nazi-fascismo dopo l’8 settembre 1943. Francesco Marotta, Filippo Vizzini e Giuseppe Augino sono solo alcuni dei valguarneresi che presero le armi contro i nazi-fascisti e che sono ricordati con delle vie a loro intitolate. Tanti altri combatterono la stessa lotta, ricoprendosi di gloria. Tra i tanti, vorrei ricordare Federico Indovino. Lui nacque il 1921 a Valguarnera ed era un maestro elementare. Ufficiale del Regio Esercito, dopo l’8 settembre si rifugiò a S. Caterina di Tretto – Schio (Vi) dove gli fu data una falsa identità, Antonio Grillo, e fu assunto presso le scuole elementari. Lui collaborò con gli antifascisti del luogo ed in seguito ad una denuncia da parte di un collaborazionista, venne catturato e deportato prima a Fossoli (Mo), poi a Bolzano. Infine, con il “Trasporto n. 82” del 5 agosto 1944 fu deportato a Mauthausen. Morì a Gusen sotto il nome di Antonio Grillo il 23.4.45 pochi giorni prima della liberazione del campo, che avvenne il 5 maggio 1945.

 Ci fu anche un giovane universitario valguarnerese che conobbe le prigioni fasciste, per il suo impegno politico. Ettore Gervasi, nato il 1913 a Valguarnera, venne arrestato il 12 febbraio 1935 a Palermo per avere aderito, insieme ad altri giovani, al tentativo di promuovere una organizzazione comunista regionale a carat­tere indipendentistico.  Processato, venne assegnato al confino a Ventotene, dove vi trascorse due anni.

Un’altra pagina della Resistenza che dobbiamo ricordare è quella legata agli IMI (Internati Militari Italiani) i quali, dopo l’8 settembre 1943, furono catturati dalle forze germaniche. Si tratta di 650.000 soldati e ufficiali del regio esercito che si rifiutarono di aderire alla nuova Repubblica Sociale di Salò e di riprendere la guerra a fianco dei soldati tedeschi. Questo rifiuto costò loro molto caro. Furono costretti a diventare “schiavi di Hitler” e ad eseguire lavori pericolosi e pesanti. Le condizioni di vita furono terribili e più di 50.000 non fecero ritorno a casa. Centinaia di valguarneresi vissero questa terribile esperienza e quelli che ritornarono a casa vollero dimenticare e non vollero raccontare gli abusi e la spietatezza nazista nei loro confronti. L’importanza di ricordare il 25 aprile è primaria perchè  la Liberazione è la data fondatrice della nostra democrazia di cui la Repubblica è presidio con la sua Costituzione. Dunque il 25 aprile come festa di tutto il popolo italiano, perché ricordare la Resistenza e la lotta di Liberazione significa ribadire i valori di libertà, giustizia e coesione sociale che ne furono alla base.

(Foto copertina: Casale Monferrato. La lapide che ricorda i partigiani della Banda Tom, trucidati dai tedeschi il 15 gennaio 1945. Il primo della lista è il nostro concittadino Giuseppe Augino. Nella foto, a sinista, lo storico valguarnerese, prof. Enzo Barnabà)

Vittorio Speranza


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